Emergenza Sudan, in Uganda quasi 2 milioni di profughi, l'appello a Conte di don Carraro

Emergenza Sudan, in Uganda quasi 2 milioni di profughi, l'appello a Conte di don Carraro
di Franca Giansoldati
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Lunedì 18 Giugno 2018, 17:22
Città del Vaticano - In Sud Sudan continua  da cinque anni una delle crisi umanitarie più dure al mondo: mentre si aspetta l’incontro tra i capi delle due fazioni in lotta ad Addis Abeba per il 20 giugno, sono diversi milioni i rifugiati che hanno abbandonato il Paese, accolti dagli Stati confinanti. Solo in Uganda sono già arrivati 1 milione e 700 mila persone. A raccontare l’emergenza e mostrare che è possibile aiutare questa gente a casa loro, è don Dante Carraro, direttore dei Medici con l’Africa Cuamm, associazione attiva in Sudan e in Uganda che lancia un messaggio al mondo politico europeo.  
 
«Questa crisi non è destinata a risolversi in tempi brevi – spiega don Dante– ma ci insegna che l’accoglienza di chi ha bisogno è possibile, lavorando già in Africa. In Uganda per esempio negli ultimi anni oltre un milione di sud sudanesi sono stati accolti in West Nile, a nord ovest del paese. Lì vive una popolazione di 1.700.000 persone, che pacificamente hanno accolto e continuano ad accogliere chi più ha bisogno. È una lezione di umanità, che dobbiamo fare nostra e sostenere. Sempre più spesso sentiamo la gente dire di aiutarli a casa loro. Bene, allora facciamolo davvero, altrimenti sono solo slogan. Sono fortemente convinto che è possibile e si può fare. Dobbiamo mobilitarci tutti, per un intervento consistente a favore di chi ha bisogno».
 
L’intervento di Medici con l’Africa Cuamm in West Nile, Uganda, è iniziato ad agosto 2017, consolidando una presenza nel Paese di ormai 60 anni, e punta a rafforzare il sistema sanitario esistente, che, con l’arrivo sempre maggiore di nuovi rifugiati, si vede messo in crisi e ha bisogno di interventi di potenziamento. Sono 19 i campi rifugiati raggiunti dal Cuamm, supportando 257 strutture sanitarie e puntando a riabilitarne 24.
 
«I vaccini sono la priorità – spiega Peter Lochoro, rappresentante paese di Medici con l’Africa Cuamm in Uganda – perché molti Sud Sudanesi, sia bambini che adulti, non sono vaccinati e quindi già si sono dovute fronteggiare epidemie di morbillo. Ma con la stagione delle piogge in corso aumentano anche le zanzare e quindi la malaria: basterebbe poco per ridurne l’impatto e ce lo chiedono le mamme e operatori sanitari che incontriamo: servono le zanzariere. Nel frattempo però anche nella Repubblica Democratica del Congo la situazione sta diventando complicata e stanno arrivando sempre più rifugiati anche da lì, sempre qui in West Nile. Già adesso le risorse sono poche e non sappiamo se questa zona avrà le forze per essere accogliente all’infinito».
        
Medici con l’Africa Cuamm, che dal 2006 lavora in Sud Sudan, continua la sua attività a fianco della popolazione sud sudanese anche all’interno del Paese. Sostiene attivamente infatti cinque ospedali (Rumbek, Cueibet, Yirol, Lui e Maridi) e 164 strutture sanitarie, oltre che aver iniziato sempre nel 2017 un intervento di emergenza nell’area di Nyal, a fianco delle persone in fuga dagli scontri, che cercavano riparo nelle paludi del Nilo.
 
Sempre a causa delle tensioni interne, dal 2013 ad oggi si stima che 4 milioni di persone abbiano dovuto abbandonare la propria casa, un terzo dei 12,3 milioni di persone che costituiscono la popolazione del Sud Sudan. Molti di questi trovano rifugio all’interno del paese, ospitati dalle comunità, andando a gravare su un servizio sanitario già estremamente debole. Altri scappano nei paesi vicini, Uganda ed Etiopia in primo luogo.
 
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