Papa Francesco, blitz sulla tomba del prete pacifista: «La guerra genera povertà e la povertà genera guerra»

Papa Francesco, blitz sulla tomba del prete pacifista: «La guerra genera povertà e la povertà genera guerra»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 20 Aprile 2018, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 16:40
Città del Vaticano – Viaggio lampo di Francesco in Puglia sulla tomba di don Tonino Bello per rendere omaggio al vescovo simbolo del pacifismo, morto 25 anni fa e conosciuto per le sue battaglie per la smilitarizzazione degli Stati, il disarmo totale, la produzione di armi, anticipando la Chiesa delle periferie. All'epoca don Tonino la chiamava la «Chiesa del grembiule», per indicare la vicinanza operativa ai bisognosi che si avvicinavano alle strutture della sua diocesi, e forse per questo non smetteva mai di tuonare contro le folli spese militari per acquistare armamenti costosi a detrimento del welfare o di progetti socialmente utili ai meno abbienti.

«Capire i poveri era per lui vera ricchezza. Aveva ragione, perché i poveri sono realmente ricchezza della Chiesa. Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda» dice il Papa dopo avere sostato in preghiera nel cimitero di Alessano.

Francesco ha preparato un discorso tutto incentrato sui poveri, sulla mancanza di lavoro, sulla avidità di tanti imprenditori ma tende a sorvolare sulla grande questione del momento, la guerra in Siria. Un tema che stava a cuore al prete pacifista. L'ultima sua missione fu a Sarajevo, nel 1992, sotto le bombe per una marcia della pace, quando era già malato di cancro. Papa Francesco si limita a ripetere che «la guerra genera povertà e anche la povertà genera guerra». Ma nessuna riflessione specifica sulla guerra in corso in Siria, o sui recenti bombardamenti nello Yemen.

«Il nome di don Tonino ci dice anche la sua salutare allergia verso i titoli e gli onori, il suo desiderio di privarsi di qualcosa per Gesù che si è spogliato di tutto, il suo coraggio di liberarsi di quel che può ricordare i segni del potere per dare spazio al potere dei segni» aggiunge il Papa. Sugli alberi degli ulivi, nel cimitero dove c'è la tomba del vescovo pacifista, sventolano decine di bandierine della pace, simbolo dei pacifisti. Tonino Bello, sottolinea Bergoglio, «agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia».

Infine un sogno. «Il Mediterraneo, storico bacino di civiltà, non sia mai un arco di guerra teso, ma un'arca di pace accogliente».

Monsignor Tonino Bello, per anni presidente di Pax Christi e vescovo di Molfetta, di ritorno dalla sua ultima marcia della pace, lasciò una specie di testamento spirituale. «Attecchitrà davvero la semente della nonviolenza? 
Sarà davvero questa la strategia di domani?  E' possibile cambiare il mondo 
col gesto semplice dei disarmati? E' davvero possibile che,  quando le istituzioni non si muovono,  il popolo si possa organizzare per conto suo  e collocare spine nel fianco a chi gestisce il potere?  Fino a quando questa cultura della nonviolenza  rimarrà subalterna?»


 
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