«Anche oggi dobbiamo guardarci dal chiuderci in noi stessi ignorando i poveri e i senzatetto delle nostre città». Si duole Papa Bergoglio di questa insensibilità, e ne trae una conclusione amara: che questo andazzo, il considerare i poveri come parte del panorama urbano, può condurre alla corruzione. Peccato grave. «La corruzione di colui che sapeva delle tante miserie ma lui era felice così e non gliene importava di niente».
«Quando una persona vive nel suo ambiente chiuso - ha spiegato Francesco - respira
quell’aria propria dei suoi beni, della sua soddisfazione, della vanità, di sentirsi sicuro e si fida soltanto di se stesso, perde l’orientamento, perde la bussola e non sa dove sono i limiti». Questo sentiero rischia di condurre «su una strada di morte a tal punto che non si può tornare indietro. Francesco insiste su un punto di non ritorno morale: «C’è un punto, c’è un momento, c’è un limite dal quale difficilmente si torna indietro: è quando il peccato si trasforma in corruzione. E questo non era un peccatore, era un corrotto.
Perché sapeva delle tante miserie, ma lui era felice lì e non gli importava niente».
Il Papa ha visualizzato le scene di ogni giorno nelle metropoli. «Cosa sentiamo nel cuore quando andiamo per strada e vediamo i senzatetto, vediamo i bambini da soli che chiedono l’elemosina...“No, ma questi sono di quella etnia che rubano...”, vado avanti,
faccio così? I senzatetto, i poveri, quelli abbandonati, anche quelli senzatetto benvestiti, perché non hanno soldi per pagare l’affitto perché non hanno lavoro... cosa sento io? Questo è parte del panorama, del paesaggio di una città, come una statua, la fermata del bus, l’ufficio della posta, e anche i senzatetto sono parte della città? E’ normale, questo? State attenti. Stiamo attenti». Già è normale tutto questo?
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