Mossa di Bergoglio: porpora all'arcivescovo dell'Aquila

Mossa di Bergoglio: porpora all'arcivescovo dell'Aquila
di Franca Giansoldati
3 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Giugno 2018, 14:28 - Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 15:25
CITTà DEL VATICANO Il terremoto dell'Aquila sembra ormai una cosa distante, quasi archiviata nella memoria, qualcosa di lontano anche se le ferite non sono mai state rimarginate. A riportare sotto i riflettori quel pesantissimo dossier nazionale - ampiamente segnato dal fallimento della ricostruzione, dal depauperamento di una vasta area che non si è più ripresa dalle scosse, sotto il lento e costante spopolamento dei paesi - è stato Papa Francesco.

QUINTO CONCISTORO
Ieri pomeriggio a San Pietro durante il suo quinto concistoro ha voluto assegnare la porpora all'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Petrocchi, affidando al neo cardinale l'incarico di farsi da portavoce di quelle comunità che non sono mai state ascoltate. A Roma come altrove. L'attenzione per le popolazioni terremotate è una costante di Francesco. La sua vicinanza si è sentita forte in Emilia, con la visita a Carpi l'anno scorso, poi ad Amatrice attraverso il vescovo di Terni, monsignor Domenico Pompili e, adesso, attraverso il neo cardinale dell'Aquila. «Non bisogna smettere di incoraggiare a sperare in un capitolo nuovo. La ricostruzione delle case, inizia con la ricostruzione dei legami affettivi, dei cuori», dice Petrocchi commosso per l'applauso spontaneo che è partito in basilica nel momento che il Papa gli ha imposto la berretta rossa e donato l'anello. Il medesimo applauso è stato riservato anche al vicario di Roma, Angelo De Donatis e al Sostituto alla Segreteria di Stato, Angelo Becciu, una sorta di problem-solver del pontificato, anche lui coinvolto in prima persona nelle visite del Papa nelle zone del sisma. Con ogni probabilità nel giro di qualche mese Francesco andrà a visitare l'Abruzzo.

«La prima cosa che voglio fare è di chiedere al Papa di venire a L'Aquila», annuncia Petrocchi. L'attenzione di Francesco alle periferie stavolta si è focalizzata anche per i terremotati. L'occasione per una visita apostolica «potrebbe essere l'avvio dei lavori di restauro del duomo, che da nove anni è in rovina». Così come è in rovina il cuore dell'Aquila. Nella basilica di San Pietro ai 14 nuovi cardinali sono state date dal Papa una serie di direttive: «Non guardare dall'alto al basso la gente e non sentirsi mai superiori a chi incontrate». Sembrava l'ora delle grandi decisioni, quando ha detto anche che è tempo di mettere da parte gelosie, invidie e intrighi di palazzo e di curia. «L'unica autorità credibile è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire Cristo. È quella che viene dal non dimenticare che Gesù, prima di chinare il capo sulla croce, non ha avuto paura di chinarsi davanti ai discepoli e lavare loro i piedi. Questa è la più alta onorificenza che possiamo ottenere, la maggiore promozione che ci possa essere conferita».

Petrocchi, che è originario di Ascoli Piceno, dove è stato parroco, sostiene che «esiste un volto visibile del terremoto, illuminato dall'attenzione che danno ad esso le istituzioni ma anche un volto coperto, in ombra». Con calma spiega cosa vuole dire: «In genere si mette più in evidenza, giustamente, il danno edilizio, murario, con l'attenzione alla ricostruzione abitativa, eppure esiste anche un terremoto dell'anima, un sisma che si abbatte sul modo di pensare, di sentire, di relazionarsi con sé e con gli altri che ha conseguenze molto serie. Va scrutato, perché diventi osservabile».

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA