Tickets ritirati a Roma presso la Regione Lazio e che gli erano stati rubati all’interno della sua macchina, parcheggiata a Rieti in via San Pietro Martire, insieme a una valigetta portadocumenti, riposta sul sedile posteriore, all’interno della quale erano stati sistemati.
LE TAPPE
L’impiegato aveva immediatamente denunciato il furto in Questura, ma questo non l’aveva salvato dal processo istruito dalla procura regionale dopo la denuncia presentata dall’ente di appartenenza, al termine del quale è stata riconosciuta la sua responsabilità contabile per aver violato l’obbligo di vigilanza sui valori e per averli lasciati sostanzialmente incustoditi. Pur non sollevando dubbi su quanto denunciato dal derubato, la Corte dei Conti ha sottolineato che notoriamente i buoni pasto sono ritenuti assimilabili a denaro contante e questo perché possono essere agevolmente spesi da chiunque in diversi esercizi commerciali per l’acquisto di generi alimentari e non.
LE MOTIVAZIONI
«Tale valenza imponeva e impone di adottare la massima cautela possibile nella loro custodia, soprattutto nel caso in esame considerato il cospicuo ammontare dei tickets», hanno motivato i giudici, censurando anche la decisione dell’impiegato di parcheggiare l’auto per un’ora e mezza (durata temporale definita «tutt’altro che breve») e di lasciare in evidenza la valigetta contenente i 1.200 buoni pasto. Come dire, un’occasione per i ladri servita su un piatto d’argento. Sommate queste considerazioni e richiamando la mancanza di concrete motivazioni per giustificare la mancata custodia dei valori, la sezione giurisdizionale del Lazio (presidente Piera Maggi) ha ritenuto «inescusabile la perdita dei tickets malamente custoditi» e ha condannato il dipendente a risarcire il proprio datore di lavoro.
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