Rieti, via altri due anestesisti
l'ospedale de Lellis a un passo
dalla totale paralisi operativa

Rieti, via altri due anestesisti l'ospedale de Lellis a un passo dalla totale paralisi operativa
di Mario Bergamini
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Domenica 15 Luglio 2018, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 13:11
RIETI - L’impressione è che la testa non sappia più cosa facciano le articolazioni periferiche, ognuna delle quali marcia inoltre secondo ritmi diversi. Risultato? Un caos disorganizzato, con il barometro dello stato di salute della sanità reatina che precipita spedito verso la tempesta perfetta. All’immobilismo che da quattro mesi caratterizza il centro di riabilitazione di Poggio Mirteto, inaugurato il primo marzo ma da quel giorno messo sotto naftalina, si aggiunge una progressiva paralisi operativa all’ospedale de Lellis, di fatto l’unica vera struttura ospedaliera della provincia.

LA FUGA DEGLI ANESTESISTI
Già costretta a marciare a metà regime dagli inizi di giugno, causa penuria di anestesisti che ha costretto la direzione aziendale a dimezzare il numero delle operazioni chirurgiche settimanalmente programmate, la metà esatta, per la precisione, rispetto a quelle in calendario, è ora costretta a procedere a ritmi ancor più bassi per il piano ferie del personale entrato a pieno regime. Nulla che non fosse già ampiamente previsto, ma da lunedì fino a tutto agosto si rischia la completa paralisi. Agli operatori in ferie e agli anestesisti già emigrati verso altri lidi, dai prossimi giorni se ne aggiungeranno altri due che hanno ottenuto il trasferimento.

Il reparto che subirà la riduzione più drastica sarà quello di oculistica. In questo settore, in verità, da sempre si registra un’urgenza degli interventi più rarefatta e far slittare alcune operazioni a settembre rappresenta sì un problema ma non una tragedia.

IL PARADOSSO MAGLIANO
Ma il paradosso - e arriviamo alla metafora di apertura, della testa che non sa cosa fanno le articolazioni - è che nello stesso periodo a Magliano Sabina, nella casa della salute da poco rimessa in piedi, l’attività chirurgica procede a pieno regime. Anzi, in questo periodo verrà anche potenziata e si passerà dai dieci interventi che si sono fin qui eseguiti ai 15 a settimana. Segno evidente che le cose funzionano e questo è un bene, considerando che la domanda al diritto alla salute dei cittadini deve trovare risposte in ogni territorio. Ma è anche il segno di in disequilibrio inaccettabile, di una sanità che procede a due velocità e che se garantisce assistenza in un’area, ne scopre inevitabilmente un’altra. In questo caso si scopre quella che dovrebbe essere il cuore pulsante di tutto il sistema sanitario reatino.

Soluzioni, anche a breve? Non ne abbiamo e non spetta a noi indicarle. Sappiamo solo che l’esodo dei reatini che si rivolgono dagli inizi dell’estate ad altri ospedali fuori provincia si fa di giorno in giorno sempre più numeroso. Ed è davvero difficile dargli torto.
 
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