Rieti, il sabino Petroni carico
per i Mondiali di pentathlon:
«Ma l'obiettivo sono le Olimpiadi»

Pier Paolo Petroni
di Giacomo Cavoli
3 Minuti di Lettura
Domenica 13 Agosto 2017, 09:49

RIETI - Nella forbice d'età della nazionale azzurra di pentathlon moderno Pier Paolo Petroni è ad uno dei due estremi, quello di chi ha più esperienza da vendere a coloro che possono ricambiare con freschezza e l'entusiasmo ancora da cesellare nelle giuste forme, ma senza perdere sostanza. E fra i sabini impegnati in questi giorni a Rieti nel ritiro dei pre-Mondiali del Cairo (tutti in Under 23), Pier Paolo, trent'anni netti, ha invece il curriculum più diverso di tutti: cavallo di razza fin dai geni di famiglia (il padre è Roberto Petroni, nella squadra di pentathlon azzurro alle Olimpiadi di Los Angeles '84), il suo punto di partenza sono stati il nuoto, la bici e la corsa del triathlon nella "Mirtense" di Poggio Mirteto, primo sbarco in un campionato europeo già a sedici anni.

«Poi, con l'incoraggiamento di mio padre ho approcciato il pentathlon che è, allo stesso tempo, sport mentale e fisico - racconta Pier Paolo - Mi è piaciuto molto più del triathlon e così, affascinato dallo sport e trainato dai risultati, sono arrivato al Centro di Preparazione Olimpica di Montelibretti».
 

OBIETTIVO TOKYO 2020
E' una discesa di successi con qualche inevitabile salita, la carriera di Pier Paolo. Arruolato nel gruppo sportivo dei Carabinieri a 18 anni, nella nazionale azzurra assoluta a 19, il vero impatto mediatico il suo nome l'ha ricevuto con le Olimpiadi di Rio 2016: «L'anno di qualificazione alle Olimpiadi è stato eccezionale, ho sfiorato il podio in quasi tutte le discipline ed ero terzo nel ranking olimpico - continua - Poi, purtroppo, sono arrivato un po' stanco mentalmente a Rio perchè la stagione è stata dura: ho fatto un 23esimo posto, ma è stata comunque un'esperienza significativa. Di solito la stagione post-olimpica è sempre un momento di calo mentale, ma adesso sono qui per arrivare al meglio della condizione alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e non essere soltanto un partecipante».

Ad aiutarlo, c'è anche il rapporto con la Sabina: «Mi piace tantissimo, l'ho vissuta abbastanza e quando ero vicino alla partenza per le Olimpiadi ricevevo tantissimi messaggi di incoraggiamento dai ragazzi di Poggio Mirteto e Montopoli».

I rapporti con la nuova squadra azzurra ricca di innesti? «Siamo in una fase di ristrutturazione del gruppo, vedremo come andrà ma c'è tutta la voglia di fare bene: ci sono molte potenzialità da parte di tutti, soprattutto delle donne.

L'accoppiata dell'esperienza di noi più grandi con la freschezza dei più giovani deve funzionare: i nuovi arrivi possono dare una bella spinta».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA