Rieti, partito il primo processo
per i crolli nel terremoto
Riguarda le case popolari
di piazza Sagnotti ad Amatrice

I crolli in piazza Sagnotti
di Fabrizio Colarieti
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Giovedì 20 Settembre 2018, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 14:04
RIETI - È il primo processo sul sisma del 24 agosto 2016. La prima inchiesta avviata e conclusa dal pool di inquirenti della Procura di Rieti che approda davanti a un giudice chiamato a dare una risposta ai familiari di 18 vittime, il numero più alto registrato ad Amatrice in una stessa zona, in seguito alla scossa delle 3 e 36. Una richiesta di verità - fu il terremoto o l’uomo a causare quelle vittime - che ieri mattina era palpabile nell’aula Alberto Caperna, dove è iniziato il dibattimento per i crolli delle case popolari di piazza Augusto Sagnotti. Cinque gli imputati, tutti avanti con gli anni, sotto processo con l’accusa di omicidio colposo plurimo, crollo colposo, disastro e lesioni. Si tratta dell’allora direttore tecnico della So.Ge.Ap, l’impresa appaltatrice che costruì le palazzine, Ottaviano Boni (80 anni), e dell’allora amministratore unico della stessa impresa, Luigi Serafini (85 anni). Imputati anche il presidente pro-tempore dell’Istituto autonomo case popolari (Iacp), Franco Aleandri (85 anni), il geometra della Regione-Genio Civile, Maurizio Scacchi (64 anni), e l’allora assessore del Comune di Amatrice, Corrado Tilesi (86 anni). In qualità di responsabili civili sono stati chiamati in causa anche due enti, la Regione Lazio (per Genio civile e Ater) e il Comune di Amatrice.

L’INCHIESTA
Secondo le conclusioni dell’inchiesta condotta dai pm Rocco Gustavo Maruotti e Lorenzo Francia, i due edifici non avrebbero retto un terremoto, anche se la scossa fosse stata inferiore a magnitudo 6.0. Perché le due palazzine di piazza Sagnotti - venute giù in un attimo, a «pancake», cioè un solaio sopra l’altro - erano nate, a metà degli anni ‘70, con un’ossatura esile, costruite, hanno scritto i consulenti della Procura, con materiali inadeguati, come pilastri troppo sottili, armature esigue e calcestruzzo a bassa resistenza. E così, quando la terra ha tremato, sono scampati alla morte, pur rimanendo gravemente feriti, solo 3 inquilini su 21 che erano in casa quella notte. «Un plauso alla Procura - ha commentato, a margine dell’udienza, l’avvocato Wania Della Vigna, legale di parte civile - che è riuscita in poco tempo ad individuare le responsabilità a carico di taluni imputati. Responsabilità che ovviamente andranno acclarate nel corso del processo, ma che ci parlano di negligenze, imprudenze e imperizie nella costruzione di questi edifici che, ricordo, furono edificati con i soldi dello Stato essendo destinati alle fasce più deboli. Spero che questo processo sia un monito per coloro che utilizzano fondi pubblici per costruire edifici in zone sismiche». Un processo aperto anche alla stampa, come ha deciso il giudice monocratico Carlo Sabatini, ponendo l’accento sull’interesse sociale «particolarmente rilevante». La prossima udienza ci sarà il 17 ottobre con l’esame dei testi indicati dall’accusa.
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