L’INCHIESTA
Secondo le conclusioni dell’inchiesta condotta dai pm Rocco Gustavo Maruotti e Lorenzo Francia, i due edifici non avrebbero retto un terremoto, anche se la scossa fosse stata inferiore a magnitudo 6.0. Perché le due palazzine di piazza Sagnotti - venute giù in un attimo, a «pancake», cioè un solaio sopra l’altro - erano nate, a metà degli anni ‘70, con un’ossatura esile, costruite, hanno scritto i consulenti della Procura, con materiali inadeguati, come pilastri troppo sottili, armature esigue e calcestruzzo a bassa resistenza. E così, quando la terra ha tremato, sono scampati alla morte, pur rimanendo gravemente feriti, solo 3 inquilini su 21 che erano in casa quella notte. «Un plauso alla Procura - ha commentato, a margine dell’udienza, l’avvocato Wania Della Vigna, legale di parte civile - che è riuscita in poco tempo ad individuare le responsabilità a carico di taluni imputati. Responsabilità che ovviamente andranno acclarate nel corso del processo, ma che ci parlano di negligenze, imprudenze e imperizie nella costruzione di questi edifici che, ricordo, furono edificati con i soldi dello Stato essendo destinati alle fasce più deboli. Spero che questo processo sia un monito per coloro che utilizzano fondi pubblici per costruire edifici in zone sismiche». Un processo aperto anche alla stampa, come ha deciso il giudice monocratico Carlo Sabatini, ponendo l’accento sull’interesse sociale «particolarmente rilevante». La prossima udienza ci sarà il 17 ottobre con l’esame dei testi indicati dall’accusa.
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