Rieti, ricostruzione e integrazione:
le sfide cruciali del nuovo anno

Rieti, ricostruzione e integrazione: le sfide cruciali del nuovo anno
di Alessandra Lancia
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Martedì 2 Gennaio 2018, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 12:42
RIETI - Ricostruzione, integrazione: agenda impegnativa per il 2018 quella che il vescovo Pompili indica ai reatini. La prima è per le terre alte, sconvolte da un terremoto che dopo quello dell’emergenza ora mostra il volto della quotidianità: «Siamo come sospesi in un limbo: al netto delle casette, consegnate a quasi tutti, e al netto delle macerie, la cui rimozione ha finalmente subito un’accelerazione, quello che preoccupa è la ricostruzione vera e propria, indovinare una linea dell’orizzonte che a oggi non si vede», dice Pompili a Il Messaggero.

Adesso poi, con le elezioni che si avvicinano, il timore è che si apra una sorta di semestre bianco in cui le ragioni dei terremotati cedano il passo a quelle della politica: «Non ce lo possiamo permettere, la situazione specie nei paesi più colpiti è troppo difficile perché quelle che sono necessità obiettive diventino posizione di parte. Per sostenere le persone alle prese con il trauma del rientro e la paura anche psicologica dell’inverno serve far sentire che c’è una prospettiva a cui si lavora, quella della ricostruzione. Con i due principali pilastri che si porta dietro: il lavoro, così che le famiglie giovani e i ragazzi non se ne vadano, e le infrastrutture, per rompere l’isolamento dei nostri borghi».

E’ molto più che un canonico augurio di buon anno. Discorso spigoloso anche per i reatini, accorsi la sera del 31 in Cattedrale per il Te Deum: a minacciare le «mura» non c’è più il terremoto ma la pressione, fortissima, di immigrati e rifugiati. La cronaca non risparmia risse, arresti, spaccio, prostituzione, in un crescendo di intolleranza e insofferenza spinto dai social: «Nessuno sottovaluta l’impatto di nuovi arrivi – ha detto Pompili nell’omelia del 31 dicembre – come cristiani ci è chiesto però di avere uno sguardo di fiducia e non di paura. E’ una sfida da affrontare e non da censurare. Concretamente questo significa accogliere, proteggere, promuovere e integrare», che poi sono le quattro indicazioni concrete di Papa Francesco ai cristiani.

«E’ difficile capovolgere la mentalità diffusa che ci sta trasformando in impauriti spettatori, isolati e trincerati dietro le nostre residue sicurezze. Ma ci aiuta il bambino Gesù, che ci ricorda che nessuno è autonomo e insufficiente ma tutti siamo legati». Poi la citazione di Calvino: «Pure se le città credono d’essere opera della mente o del caso, né l’una né l’altra bastano a tener su le loro mura». Il sindaco Cicchetti, al primo banco, non si sottrae agli «auguri»...
 
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