Rieti, il serbatoio dell'acqua
trasformato in una casa:
scoperto super abuso edilizio

Rieti, il serbatoio dell'acqua trasformato in una casa: scoperto super abuso edilizio
di Massimo Cavoli
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Venerdì 25 Maggio 2018, 07:54 - Ultimo aggiornamento: 13:04
RIETI - Cosa non si fa per avere una casa e allora, nella casistica degli abusi edilizi, non c’è dubbio che quello finito all’esame del tribunale può essere annoverato di diritto tra i più originali. Si tratta di una piccola abitazione di 50 metri quadrati, ricavata da un grande serbatoio per la raccolta di acqua destinata alle esigenze irrigative che poi, evidentemente, nel tempo dovevano essere venute meno.

Oppure, come hanno sospettato gli uomini della procura dell’ex corpo forestale (i fatti risalgono al 2015), un geniale escamotage per aggirare il divieto di costruire in zona agricola e la mancanza del lotto minimo per edificare da parte della padrona. Qualunque sia stata l’idea ispiratrice del singolare progetto, in tre sono finiti sotto processo dopo l’inchiesta del pm Rocco Maruotti, a partire dalla proprietaria ultrasettantenne del serbatoio-abitazione (difesa dall’avvocatessa Antonella Millesimi), imputata di violazione della legge urbanistica e poi, insieme al progettista (assistito dall’avvocata Elena Leonardi), anche di falso, per finire alla responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Pescorocchiano, accusata di abuso d’ufficio (difesa dall’avvocato Giovanni Marcangeli di Avezzano).

I PASSAGGI
Un manufatto che l’amministrazione comunale aveva ordinato di demolire dopo il rapporto dei vigili urbani sulla irregolarità edilizia tra quanto autorizzato nel 2011 (un serbatoio di 8 metri per 8, altezza di 2,70 metri, pari a quella di una normale abitazione) e ciò che era stato effettivamente realizzato, vale a dire una piccola casa con tanto di finestre e porta d’ingresso. Un cambio di destinazione d’uso che il progettista era riuscito a regolarizzare ottenendo dall’ufficio tecnico la concessione a sanatoria (giudicata illegittima) quando già l’inchiesta della procura si stava concludendo, appellandosi a una norma contenuta nel piano casa della Regione, per poi essere smentito dai successivi accertamenti condotti dalla forestale dai quali, invece, era risultata la possibilità di mutare la volumetria solo nella misura del 20 per cento della parte non residenziale.

In pratica, lo spazio per ricavare (forse) un piccolo bagno. Senza contare che un’ulteriore direttiva della Regione non consente il recupero a fini abitativi degli annessi agricoli a servizio del fondo agricolo, come appunto nel caso del serbatoio di acqua. Neppure in aiuto, sostiene l’accusa, può essere invocato il cosiddetto provvedimento «Sblocca Italia», perché i manufatti appartengono a categorie diverse, rurale il serbatoio e residenziale l’abitazione. Ma il sogno di avere una casa non conosce ostacoli.
 
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