Divisi e pure molto arrabbiati: «So due giorni che venite a bussà a ogni ora, ma sta cosa è successa quasi due mesi fa, che volete ancora?». Ore 15, nella palazzina al civico 24 di via Girolamo Aleandro si contano due fazioni: quella di chi parla del 36enne romeno e sordomuto Hasib Omerovic come di un «povero sfortunato» e quella che invece, stanca dell'attenzione mediatica, risponde con la voce di molti elencando tutti i disagi e i problemi che quella famiglia «arrivata da un campo nomade ha creato negli ultimi anni». Fino ad un triste - e poco chiaro - epilogo che vede ora il 36enne agonizzante in un letto di ospedale del policlinico Agostino Gemelli perché volato giù da una finestra dopo un controllo di polizia.
LE POSIZIONI
Hasib «il sordomuto in difficoltà» che per vivere «andava raccattando cibo e vestiti dai cassonetti». Hasib «il nomade che faceva tenerezza» ma pure quello «che molestava le donne e le ragazze con atti osceni in mezzo alla strada». Hasib che è volato giù da circa nove metri forse «nel tentativo di scappare non si sa da cosa e da chi» e sempre quell'Hasib che «picchiava pure la sorella e veniva picchiato a sentire le urla arrivare da quell'appartamento» da cui entravano ed uscivano non solo i legittimi assegnatari. Bianco e nero, vero e falso, reale e amplificato: non c'è un'unica versione nel ripercorrere una storia su cui ora la Procura ha aperto un'inchiesta per tentato omicidio e falso in atto pubblico. Di certo c'è un dato, che poi è l'oggetto dell'inchiesta, con indagini delegate alla Squadra Mobile già prima che il caso risuonasse pubblicamente con la denuncia dei familiari durante una conferenza stampa alla Camera e un'interrogazione parlamentare presentata dal deputato di +Europa Riccardo Magi. «Io non ci credo che l'hanno buttato di sotto ma poi perché?», domanda Alessandra C. «Qua c'è solo un fatto: quella è una famiglia abbandonata, presa e buttata dentro ad una casa di periferia e popolare. Li hanno dimenticati». Ma del resto «qua ci hanno dimenticato a tutti da almeno trent' anni - dice l'uomo che abita proprio al piano sopra la famiglia, scomparsa dalla palazzina da almeno tre settimane - vada avede lo schifo che ci sta nelle cantine, tra un po' sto palazzo crolla». Piano dopo piano, voce dopo voce, il refrain è sempre bipolare: «Poveri disgraziati e povero disgraziato lui che c'è finito quasi morto», diceva un residente mentre un altro nel piazzale di fronte all'ingresso tuonava: «Gentaglia, portava sporcizia e faceva casino, vada in piazza, senta che dicono di questo che se annava a rubà di tutto e importunava ogni passante purché donna, vedi tu se non è andato a dà fastidio alla femmina sbagliata. Signorì le ricordo do stiamo: a Primavalle».
Altro da aggiungere?
LE SPIEGAZIONI
I genitori del 36enne il giorno dopo l'incidente hanno varcato la soglia del commissariato da dove nella tarda mattinata del 25 luglio sono usciti deglir agenti diretti all'appartamento.