Atac, 600 nuovi bus ma saranno in strada non prima di un anno

Atac, 600 nuovi bus ma saranno in strada non prima di un anno
di Simone Canettieri
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Sabato 12 Maggio 2018, 08:51
Almeno quindici mesi di attesa, che potrebbero diventare perfino diciotto. Il via libera ai 600 nuovi autobus, annunciati dalla sindaca Virginia Raggi al Messaggero, arriverà martedì. Sarà una boccata di ossigeno importante per la flotta di Atac, che vanta un'età media superiore ai 10 anni. Allo stesso tempo, però, prima di vederli in strada ne passerà di tempo.

L'AGENDA
Martedì la giunta approverà la variazione di bilancio da 167 milioni di euro per procedere con l'acquisto di 600 mezzi (metà diesel, metà ecologici). Poi arriverà l'input ad Atac per costruire i capitolati di appalto e far partire le gare europee. Secondo le stime ottimistiche del Campidoglio, i nuovi autobus potranno girare per la Capitale «non prima di luglio 2019». E cioè fra più di un anno. Ma, viste le lungaggini e le difficoltà burocratiche, il tempo di attesa potrebbe essere ancora più lungo: inizio ottobre.

Di fatto i 600 nuovi autobus sono la metà di quanti girano ogni giorno, gran parte dei quali ormai vecchi, logori e soprattutto pericolosi come la cronaca di questa settimana ha ampiamente dimostrato e documentato. Le immagini del bus in fiamme in via del Tritone non hanno bisogno di didascalie. «Sulla percezione negativa del trasporto pubblico, figlia dei problemi ereditati - ha spiegato Raggi proprio su queste colonne - sono d'accordo. Per questo stiamo cercando di lavorare sodo. Ci vuole tempo, i primi risultati sono però vicini».
L'operazione nuovi bus è attesa come la panacea di tutti i mali, ma prima c'è da superare lo scoglio del concordato preventivo.

LA SIMULAZIONE
Per questo motivo, ieri, nella sede di Atac di via Prenestina, si è svolto un insolito test. La sindaca Raggi - accompagnata dagli assessori Lemmetti, Meleo e Gennaro - ha vestito i panni del tribunale fallimentare. E si è fatta esporre il piano che sarà presentato, con le modifiche richieste il prossimo 30 maggio, dai vertici di Atac e dai consulenti. «Vediamo a che punto è il lavoro», ha spiegato Raggi durante quella che ha «chiamato la prova generale» che anticiperà la finalissima.

Dentro o fuori: la bocciatura del concordato aprirebbe scenari complicati per tutto il Campidoglio. Metà giunta grillina ha così voluto mostrare il fiato sul collo dell'azionista unico sui vertici della municipalizzata. Presenti a questa simulazione (nessuno però ha indossato la toga del giudice) Paolo Simioni, ad e presidente della società, e i consulenti ingaggiati per questa operazione, capitanati da Carlo Felice Giampaolino. Nel piano, che il 30 maggio sarà depositato al Tribunale, Atac porterà le correzioni richieste: dagli strumenti partecipativi, alla gestione del credito postergato. La parte più interessante riguarda però l'aumento della produttività, richiesta dal tribunale. Appare impossibile, la richiesta di nuove ore lavorative giornaliere ai dipendenti: fa fede l'accordo firmato con i sindacati. Così come l'aumento del biglietto. Possibile che si intervenga, invece, sull'aumento delle corse e della velocità commerciale. Talloni di Achille dell'azienda.
 
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