Rifiuti, no di Raggi all'aiuto dell'Emilia: Roma a rischio paralisi

Raggi (Toiati)
di Fabio Rossi
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Domenica 7 Gennaio 2018, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 00:21

Il trasporto dei rifiuti in Emilia? «Costa troppo, possiamo anche farne a meno», dicono in Campidoglio. La scelta di portare la monnezza romana verso i termovalorizzatori di Parma, Modena e Granarolo (Bologna), faticosamente suggellata da un'intesa con il governatore emiliano Stefano Bonaccini a poche ore da San Silvestro, è destinata ad arenarsi definitivamente tra i maldipancia dei pentastellati, poco propensi a pagare un prezzo politico (ancor più che economico) molto alto a un accordo che ha messo per l'ennesima volta in evidenza su scala nazionale la mancata autosufficienza della Capitale nel ciclo dei rifiuti. E che ha messo la principale città a trazione grillina nelle mani di Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma fuoriuscito dal Movimento ed entrato in rotta di collisione con i suoi vertici anche per il termovalorizzatore.

CARICHI FERMI
Con un rischio immediato: i sacchetti accumulati nel periodo festivo potrebbero restare ancora per le strade romane, con buona pace dello «sforzo straordinario» dell'Ama (con tanto di preavviso di precettazione per i dipendenti) tra Natale e Capodanno. I primi carichi di rifiuti dalla Città Eterna, in direzione della via Emilia, sarebbero dovuti partire giovedì scorso, fino a raggiungere le 15 mila tonnellate. Ma nessuno all'Ama, la municipalizzata che si occupa del settore, ha formalizzato i contratti con le ditte che avrebbero dovuto trattarli. Così è stato l'assessore all'ambiente della Regione Lazio, Mauro Buschini, a puntare il dito verso il problema: «Ama e l'amministrazione capitolina esitano sull'invio dei quantitativi concordati - attacca Buschini - Voglio sperare non ci sia un collegamento con le polemiche politiche. Sarebbe grave e la città di Roma ne sta pagando un prezzo altissimo e inaccettabile».

I COSTI
In attesa di una presa di posizione formale della sindaca Virginia Raggi, la prima risposta arriva da un consigliere comunale M5S, il presidente della commissione consiliare ambiente Daniele Diaco: «Portare i rifiuti di Roma in Regione Emilia Romagna costa molto di più, oltre 180 euro a tonnellata - sostiene l'esponente della maggioranza Cinque stelle - Per questo, e non per ragioni politiche, ancora nessun camion è partito da Roma per gli impianti emiliano-romagnoli».

E così l'accordo con l'Ama, che era stato veicolato dalla Regione Lazio, si trasforma improvvisamente in carta straccia: «Il rispetto istituzionale esige chiarezza verso coloro che si sono esposti offrendo solidarietà», tuona l'assessore regionale. Prima dell'Emilia, la Capitale - nell'elaborare il suo piano B - aveva sondato le strade della Toscana e dell'Abruzzo: sarebbero queste, ancora, le carte di riserva del Movimento 5 Stelle. «Non c'è un documento ufficiale che fa venire meno l'opzione della Toscana, più conveniente per la collettività dal punto di vista economico e geografico - spiega Diaco - Sono le due destinazioni scelte fin dall'inizio in base ai principi di prossimità ed economicità che permetterebbero risparmi all'Ama, quindi alla città di Roma».

L'ALLARME
In città, però, la situazione non è per nulla rosea, con i social network inondati di foto di cassonetti strapieni e centinaia di sacchetti - più tanti rifiuti ingombranti, frutto però dell'inciviltà delle persone - abbandonati sui marciapiedi o sulle carreggiate. I tecnici del settore stimano in circa mille le tonnellate di rifiuti non raccolti fino a ieri che, viste le ulteriori difficoltà del fine settimana, potrebbero arrivare a quota 1.500-1.600 tonnellate per domani mattina, alla riapertura delle scuole. Ma la maggioranza capitolina è ancora scottata dalle polemiche sul tritovagliatore mobile dell'Ama: durante la campagna elettorale per il X Municipio - quello di Ostia - era stato promesso che mai sarebbe stato portato sul litorale. Dove, invece, ha già cominciato a trattare i suoi primi rifiuti.

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