Roma, campi rom: il Campidoglio verso i rimpatri assistiti dei nomadi

Roma, campi rom: il Campidoglio verso i rimpatri assistiti dei nomadi
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Giovedì 19 Aprile 2018, 19:43
Rimpatri assistiti. È la nuova misura, a quanto apprende l'Adnkronos, stabilita da parte del Campidoglio per affrontare il superamento dei campi rom nella Capitale. Si tratta di uno strumento inizialmente non previsto nel piano lanciato dalla giunta Raggi per affrontare l'annoso problema degli insediamenti ma che sarebbe in procinto di concretizzarsi. All'indomani del blitz dei vigili nel Camping River, uno dei campi della Capitale che avrebbe dovuto essere chiuso il 30 settembre dello scorso anno ma dove di fatto vivono ancora oggi circa 380 persone, l'amministrazione, in ritardo sulla tabella di marcia per le difficoltà incontrate nell'applicazione delle misure di accompagnamento sperimentate proprio nel campo di via Tiberina, cerca di correre ai ripari. «È in via di definizione una delibera che amplia le possibilità di estendere i progetti inclusivi del piano per il superamento dei campi rom anche ad altre forme di aiuto, tra le quali il rimpatrio assistito, che inizialmente non era previsto», spiega all'Adnkronos Marco Cardilli, delegato alla Sicurezza del Campidoglio. Una misura, quella dei rimpatri assistiti, «che riguarderà tutti i campi a partire da quanto abbiamo sperimentato nel Camping River».

«Il Camping River - spiega Cardilli - spesso è stato citato come esempio di superamento dei campi rom, ma non è proprio l'esempio più adatto: noi in quel caso abbiamo dovuto accelerare i tempi perché ci sono stati provvedimenti di natura giudiziaria che ci hanno imposto un'accelerazione delle procedure di liberazione del campo che prima ci hanno portato al mancato rinnovo dell'affidamento e poi a estendere al Camping anche procedure di superamento del campo». «Il Camping River oggi formalmente è chiuso, come è noto non c'è più il contratto con la cooperativa - aggiunge - ma non si è riusciti a liberare l'area perché le proposte inclusive che riguardano la gran parte dei nuclei che vi risiedono non hanno portato ai risultati sperati: il contributo per l'affitto piuttosto che gli aiuti per l'inserimento lavorativo, essendo basati sul coinvolgimento volontario delle famiglie e degli abitanti, non hanno sortito l'effetto sperato. Loro hanno accettato l'aiuto ma hanno trovato difficoltà oggettive nella possibilità di stipulare affitti, difficoltà in parte legate anche ad un approccio culturale che deve man mano prendere piede e che necessita quindi di tempi di razionalizzazione da parte delle popolazioni».

«Al momento nel Camping River sono presenti 75 nuclei familiari che hanno diritto all'assistenza inclusiva (poco più di 330 persone) e 17 nuclei che non ne hanno diritto», prosegue.
Tra le misure di sostegno a cui hanno diritto, spiega Cardilli, c'è anche il sostegno all'inclusione: «Non è una misura assistenziale ma una misura inclusiva e limitata come importo, un sostegno iniziale di accompagnamento all'autonomia individuale legato all'abbandono del campo», precisa Cardilli, ricordando che «l'importo non supera i 2mila euro, esaurito il quale la famiglia dovrà sostenersi da sola». «Poiché sono processi che implicano il coinvolgimento e convincimento dei residenti - conclude - a tutt'oggi sono in corso ancora numerose interlocuzioni sia con i nuclei familiari che con i singoli abitanti del campo, proprio per superare la difficoltà culturale del passaggio dalla vita di campo alle unità abitative, e poi per individuare percorsi personalizzati».
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