Antonio, lo chiameremo così dopo la richiesta dei familiari di mantenere l’anonimato, giovedì sera stava semplicemente tornando a casa. A bordo del suo scooter Honda, intorno alle 23 viaggiava sullo stesso percorso che ormai fa da anni: la via Cassia la conosce come le sue tasche ma questo non gli ha impedito di salvarsi. Perché l’imprevedibile è sempre in agguanto e stavolta vestiva gli abiti di un cinghiale.
Cinghiali, raid organizzati per danneggiare le gabbie: il piano degli ambientalisti a Roma
Cinghiale contro lo scooter sulla Cassia
Un ungulato di circa sessanta chili gli è comparso davanti all’improvviso e Antonio - 58 anni, celibe, senza figli e da anni manager nel settore automobilistico - non ha potuto nulla per evitarlo.
Catture sempre più difficili
Sul posto a prestare i primi soccorsi, prima dell’arrivo del 118, due automobilisti che hanno assistito all’incidente non potendo far nulla per evitarlo.
TESTIMONI E DINAMICA
Uno dei due, una donna, ha poi chiamato i soccorsi. Molto probabilmente, da una prima ricostruzione, essendo l’incidente avvenuto nei pressi di via Oriolo Romano, il cinghiale dovrebbe essere arrivato alla carreggiata uscendo dalla tenuta dell’Inviolatella Borghese. È stata poi questione di pochi secondi: Antonio non è riuscito a frenare e ha colpito l’ungulato finendo poi rovinosamente a terra dopo un volo di diversi metri. La famiglia dell’uomo costretta dal dolore chiede interventi per evitare che altri episodi possano ripetersi. Eppure è sempre più difficile sradicare la presenza di questi animali in città nonostante gli interventi e la “task-force” creata anche su input della Prefettura a cavallo dell’estate, che si compone di cacciatori e veterinari pronti ad entrare in azione per catturare i cinghiali sulla base delle segnalazioni dei cittadini. A questo si aggiungono poi, sulla base del decreto della Regione, gli interventi per la messa in campo delle gabbie in parchi e riserve, necessarie sempre per la cattura, che tuttavia da tempo sono nel “mirino” di sedicenti ambientalisti. Decine le recinzioni distrutte, sabotate o vandalizzate con un dispendio poi, affatto trascurabile, di risorse pubbliche per provvedere alla loro sostituzione.