Max Biaggi, accusa di evasione da diciassette milioni: spunta un nuovo conto

Max Biaggi, accusa di evasione da diciassette milioni: spunta un nuovo conto
di Marco Carta
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Venerdì 16 Marzo 2018, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 12:53

Aveva preso la residenza fiscale nel principato di Monaco, ma nonostante questo continuava ad avere un conto corrente in Italia. Doveva chiudersi ieri mattina il processo che vede protagonista l'ex pilota di moto Max Biaggi, accusato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte per circa 17,8 milioni di euro, ma una richiesta di accertamenti bancari, avanzata dal vice procuratore Giuseppe Olivo, ha fatto slittare la discussione ad aprile.
Tutto parte da un documento già presente agli atti, una ricostruzione dell'anagrafe dei rapporti finanziari dell'agenzia delle Entrate, secondo cui a nome del pilota sarebbe risultato un conto corrente presso la banca Sella attivo almeno fino al 2013.

Quindi nel periodo relativo agli anni presi in esame da Equitalia (che al pilota contesta i proventi di diversi contratti di sponsorizzazione stipulati con società estere fra il 2007 e il 2013). Secondo Olivo, quel certificato contrasterebbe con le parole dette dallo stesso Biaggi in aula, nel corso dell'udienza del 29 maggio 2017.
Di fronte al giudice monocratico, infatti, l'ex campione del mondo (4 volte nella categoria 250 e 2 nella Superbike), oltre a respingere al mittente ogni accusa («non sono un evasore»), aveva anche affermato di non aver avuto più nessun conto corrente in Italia dopo il trasferimento nel principato di Monaco, datato 1992.

Per questo ora l'accusa vuole andare più a fondo e conoscere l'effettiva movimentazione di quel conto italiano, anche per capire se la residenza monegasca fosse solo un escamotage «per rendere inefficace - come si legge nel capo d'imputazione - la procedura di riscossione coattiva avviata da Equitalia». I legali di Biaggi, difeso da Franco Coppi ed Ester Molinaro, sono sicuri della buona fede del pilota. «Il conto è stato aperto nel 2003 per beneficiare dello scudo fiscale, senza più essere utilizzato. È inattivo». Una circostanza, questa, che sarà ora verificata dagli ulteriori accertamenti disposti dal giudice monocratico.
 

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