Ostia choc, reporter pestato: fermato Spada. Ma il quartiere lo difende

Ostia choc, reporter pestato: fermato Spada. Ma il quartiere lo difende
di Elena Panarella e Mirko Polisano
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Giovedì 9 Novembre 2017, 14:53 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 17:06

Niente applausi per l'operazione dei carabinieri che ieri hanno arrestato Roberto Spada, fratello del capoclan della famiglia di origine Sinti che martedì a Ostia ha aggredito la troupe Rai. Piazza Gasparri, il feudo della mala del litorale, non tradisce il suo boss. «Vergognatevi», urlano contro giornalisti e forze dell'ordine i residenti del comprensorio popolare di Nuova Ostia.
 

 

LE SENTINELLE
Il rombo della pattuglia dei carabinieri si sente a distanza di metri. Neanche le sentinelle che squadrano ogni angolo della zona per segnalare l'arrivo delle guardie, come le chiamano da queste parti, hanno il tempo di avvertire il loro capo. Roberto il pugile ha smesso di combattere e si è arreso all'arrivo dei militari, consegnandosi senza opporre resistenza. «Non ho fatto nulla», ha continuato a ripetere a voce bassa ai carabinieri che lo hanno prelevato dal suo appartamento di via Guido Vincon. Tra quelle case dove spiccano statue di leoni e cavalli di marmo bianco (simboli del clan) le grida della gente erano tutte indirizzate a stampa e militari: «Bastardi, adesso sarete contenti».

 

Il cappuccio della felpa lo ripara dalla pioggia fitta e battente che cade su Ostia. Spada è stato ammanettato lungo le scale che dal terzo piano lo portavano nell'androne del palazzo. Era in casa insieme ai figli ed è stato invitato ad uscire lontano dagli occhi dei bambini, affidati a un altro parente. Per tutto il giorno è rimasto chiuso dentro casa. Non si è fatto vivo al bar di via Storelli da lui frequentato né alla palestra dove è avvenuta l'aggressione al giornalista di Nemo Daniele Piervincenzi. Quasi se lo aspettava che sarebbero venuti a prenderlo. Non ha risposto né al citofono né al telefono. Nessuno dei suoi familiari è stato vicino a lui. Anche il fratello Carmine, alias Romoletto, il boss di Ostia condannato a 10 anni per estorsione con l'aggravante del metodo mafioso, nega il legame. «Non sono il fratello di Roberto», ha detto ai cronisti che lo hanno avvicinato.

La cattura di Roberto Spada è come quella di un boss con il suo quartiere in rivolta mentre lo portano via. «Sono tutti dei falliti, solo tu sei il re». Ieri le serrande dei negozi a Ostia Ponente sono rimaste chiuse per tutto il pomeriggio. «In segno di rispetto», dice qualcuno. Fatto sta che gli abitanti del quartiere assistono all'arresto show dai balconi di casa. Da quelle finestre che, quasi mai hanno visto nulla di ciò che accade in strada, ieri c'era chi inveiva a squarciagola per protestare contro il fermo. Ma potrebbe non essere l'unico: gli inquirenti, infatti, stanno dando la caccia a chi il giorno dell'aggressione era al fianco di Roberto. Un complice, ma anche un guardiaspalle.

GLI INVESTIGATORI
«Non vi fate più vedere qui. Vi prendo la macchina e vedi che non la trovi più», avrebbe detto Spada insieme a un'altra persona, ancora non identificata, al reporter della Rai e al videomaker. Per gli inquirenti l'aggravante del metodo mafioso è consistita proprio «nell'ostentare in maniera evidente e provocatoria una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella particolare coartazione e quella conseguente intimidazione propria delle organizzazioni mafiose».

Il fatto è stato commesso in un luogo pubblico, davanti a più persone, inseguendo e colpendo il giornalista con un manganello. Insomma un'azione plateale al fine di riaffermare la sua figura all'interno del suo territorio. Anche questo atteggiamento, secondo chi indaga, rientra nelle dinamiche tipicamente mafiose. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori l'uomo in un primo momento avrebbe fatto entrare nella palestra il giornalista con cui aveva scambiato alcune parole. Poi la decisione di spostarsi verso l'ingresso e dopo pochi minuti la violenta testata sferrata davanti ad altre persone. Nell'allontanarsi dal luogo dell'aggressione, il giornalista non ha ricevuto alcun tipo di aiuto da parte dei testimoni. Piervincenzi ha poi raccontato di non aver spaventato nessuno, né tanto meno il figlio di Spada (come da lui raccontato), «non l'ho incontrato, ho visto solo dei pugili in lontananza».

Oggi i pm Giovanni Musarò ed Ilaria Calò, titolari degli accertamenti su Spada, portato nel carcere di Regina Coeli, chiederanno la convalida del fermo al gip. L'interrogatorio di garanzia potrebbe tenersi a partire da sabato.

Per il sindaco, Virginia Raggi: «Bisogna avere il coraggio di andare avanti, avere il coraggio di non allearsi con loro. L'aggressione è stata un orrore». E invita tutti a partecipare domani a Ostia alla manifestazione apartitica: contro violenza e mafie «uniti per la legalità». Saranno presenti il presidente del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini. «Siamo d'accordo con Minniti. Lo Stato c'è», ha spiegato invece il segretario del Pd, Matteo Renzi. «Un segnale immediato e positivo» per il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. «Non esistono zone franche né tanto meno in un territorio bello e martoriato come Ostia».

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