Pestato in metro a Roma, il testimone: «La gente urlava, quel ragazzo ha avuto coraggio»

Pestato in metro a Roma, il testimone: «La gente urlava, quel ragazzo ha avuto coraggio»
di Laura Bogliolo
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Sabato 24 Settembre 2016, 15:59 - Ultimo aggiornamento: 16:08


ROMA - «È scattato il panico generale: gente che urlava e scappava, quasi tutte le persone sono scese di corsa dal treno, anche dai vagoni più in fondo». La cronaca degli attimi immediatamente successivi al pestaggio vengono custoditi dal web, su uno dei tanti gruppi Facebook nati per raccontare le disavventure dei pendolari. «Ho visto il ragazzo a terra in stato di shock, che tremava come una foglia e mi guardava senza riuscire a rispondere alle domande» racconta sulle pagine di Romanderground uno dei viaggiatori che si trovava a bordo del treno, ma su un altro vagone. Ha allertato il 112, poi il 118 quando ha capito cosa era accaduto. «Un sentito plauso e un ringraziamento al coraggioso ragazzo, che ha affrontato senza indugio e senza timore la situazione. Ce ne fossero di più di persone così in giro» scrive il pendolare che si firma MercurioPsi. Molte le polemiche ieri dopo la pubblicazione del video che mostra la gente che fugge. C'è chi parla di «sindrome dello spettatore», chi ammette chiaramente: «Non sai mai chi hai davanti, ci vuole coraggio e incoscienza per intervenire». Pestaggi, borseggi, risse. Eccola la Roma sotto le viscere, dove tutto può accadere.

SOLI
Il fiato si accorcia, ogni passo di più. Qui, sulla banchina, proprio qui, mentre le porte si aprivano è iniziato il massacro proseguito poi all'interno del vagone. Ieri in quel punto c'era un ragazzo: «Prendo la metro dalla stazione Bologna da almeno tre anni per andare all'università. Guardie giurate qua sotto? Forze dell'ordine? Le ho viste due, tre, volte». Ti aspetti che a distanza di qualche giorno dal pestaggio Maurzio Di Francescantonio sia cambiato qualcosa, ci sia maggiore sicurezza. E invece è rimasto tutto uguale, immobile, lungo la linea B della metropolitana: 26 stazioni, 345 000 passeggeri al giorno. Solo un vento affilato rompe l'attesa del prossimo treno. I volti, stanchi, sono quelli di studenti e pendolari. La folla, l'impatto da capogiro. «Mi aspettavo una stazione super-presidiata dopo quello che è accaduto - borbottava ieri Marina, studentessa - e invece non c'è nessuno delle forze dell'ordine».

ANTIDOTI
Si passeggia lungo la banchina, si spera di incrociare una divisa, uno sguardo rassicurante almeno nell'ora di punta. Dopotutto, dopo i tagli dell'Atac alla sicurezza, ora ci sono solo pattuglie dinamiche, che girano per le stazioni, ma non restano a presidiare. Gli unici sguardi che dovrebbero rassicurare sono quelli delle telecamere. Per il resto anche ieri ci si doveva affidare al proprio istinto. «Lontano da tipi strani, borsa davanti come antidoto ai borseggi, sguardo fisso e in apnea nei vagoni per l'odore nauseabondo», le regole della sopravvivenza in metro elencate ieri da Irene, impiegate che ogni giorno affronta quello un viaggio di due ore per arrivare in ufficio ribattezzato «l'odissea metropolitana». Lo sguardo riesce a posarsi sulle divise soltanto risalendo le scale e raggiungendo i tornelli: due militari presidiano la stazione. Nel box un addetto dell'Atac e poi più niente. Soli ad affrontare il viaggio. «Più vigilantes, più sorveglianza» chiedevano ieri i viaggiatori, mentre risalendo le scade si veniva accolti da un'altra immagine di abbandono: una discarica accanto ai cassonetti a piazza Bologna. C'era anche una poltrona. Ma questa è un'altra storia.