Piazza San Calisto supermarket della droga: ecco la movida senza regole

Lo spaccio in piazza San Calisto
di Marco Pasqua
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Domenica 8 Luglio 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 16:29

«Amico, vieni qui, ho fumo buono». Il ragazzo nordafricano è seduto sui gradini della chiesa di San Calisto e ha in mano uno spinello che esibisce per attrarre clienti. «Venti euro, dimmi cosa vuoi, te lo porto io» promette quello che tutti, qui, chiamano Ghan. Benvenuti nel supermarket di hashish, marijuana e cocaina, dove gli spacciatori “giocano”, ogni sera, a dribblare le forze dell’ordine, che cercano di arginare il fenomeno dello spaccio nel cuore della movida più molesta.
 

 

E’ piazza San Calisto il centro nevralgico del degrado che infesta questo storico rione, soprattutto nelle ore notturne. E questo nonostante le denunce di quei pochi residenti che tentano ancora di riportare la legalità in questo spicchio di Roma, in pieno centro. 

DALL’HASHISH ALLA COCAINA
Gli spacciatori stazionano soprattutto nei weekend davanti alla chiesa, ma anche sotto l’omonimo arco. E’, quello che sta finendo, il primo fine settimana di riapertura del Bar San Calisto, dopo che il Questore aveva deciso – su indicazione dei carabinieri – di fargli abbassare le serrande per tre giorni. «Ritrovo di pregiudicati», conclusero i militari, che bene conoscono chi frequenta la piazza. Ma al bar, adesso, stanno tutti attenti e sembrano essere guardinghi. Vietato sgarrare, è la parola d’ordine.
 

Intorno all’1 di notte uno dei responsabili del locale tira un ceffone ad un fracassone con la chitarra al collo: «Voleva suonare Freddie Mercury: e non si può fare a quell’ora», spiega Fabrizio Toto. «Noi facciamo del nostro meglio, giorno e notte – continua – Anche per far rispettare l’ordinanza anti-alcol». Cartelli scritti in italiano e in inglese avvisano i clienti che dopo mezzanotte è vietato consumare alcolici in strada. Un divieto che, però, è quasi sempre disatteso, nonostante i continui controlli da parte di militari e vigili urbani. I clienti più furbi riescono a portare in strada i bicchieri, nascondendoli magari sotto ad un giornale o una giacca. E poi ci sono gli spacciatori, quasi sempre gli stessi, tutti noti alle persone del posto: non solo San Calisto, ma anche piazza Trilussa, via della Lungaretta, ponte Sisto. 

SPACCIO ITINERANTE
«Ci sono pusher che servono i clienti storici dei ristoranti – spiega Dina Nascetti, presidente del comitato Vivere Trastevere – ma anche quelli che camminano per le strade suonando il tamburello per segnalare che hanno droga». Altri ancora entrano nei locali e offrono la “roba” ai romani e turisti. La cocaina si tira sugli iPhone ma anche sugli specchietti rovesciati dei motorini. Ragazzi anche under 20 si infilano tra due auto, aspirano, e via, altra corsa altro giro, magari in una discoteca. A spacciare sono marocchini, egiziani, senegalesi. In piazza San Calisto ci sono fissi due nordafricani: uno ha sempre con sé uno zaino. «Io ho solo roba buona», garantisce. Quando un cliente comunica la merce prescelta, dopo pochi minuti un complice si avvicina e allunga una bustina. Il pubblico è eterogeneo. Tanti giovanissimi, anche minorenni: arrivano persino dalle periferie, perché qui è tutto più “fico”, anche da condividere sui social. «Il ‘fumo’ c’è sempre stato, che male c’è?», si chiedono alcuni di loro. Il bar San Calisto chiude poco prima delle 2, ma la piazza non si svuota. «A volte il frastuono prosegue fino alle 4», dice la Nascetti. Gli spacciatori presidiano l’area ogni sera, soprattutto nei mesi estivi: persino i turisti sanno che è qui che ci comprano gli spinelli buoni. Su Instagram c’è addirittura chi mostra video in cui si fuma una canna, sotto l’arco. Perché lo sballo va ostentato e, quando è social, ha il sapore unico della sfida. 

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