Roma, donna uccisa nel sottopasso: le falle del piano anti-stupro

Roma, donna uccisa nel sottopasso: le falle del piano anti-stupro
di Alessia Marani
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Novembre 2017, 08:21

Le nuove telecamere per garantire la sicurezza delle donne (e non solo) in città arriveranno. Ma non prima del 2018. Nel frattempo si sta approntando la mappatura dei luoghi, municipi e parchi, dove verranno installate, quelli ritenuti più a rischio. Ci sono i tempi della gara da rispettare e poi gli occhi elettronici già esistenti (di edifici pubblici e privati) da mettere in rete tra loro. Ma non sarà facile perché ognuno viaggia su piattaforme informatiche differenti e il lavoro è demandato alla Città Metropolitana. In attesa che in Prefettura entro fine mese, come annunciato, si torni a riunire il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblico che dovrà tirare le somme rispetto al piano anti-stupri varato in accordo con Campidoglio, Regione e forze dell'ordine, all'indomani dell'aggressione ai danni di una clochard tedesca di 57 anni a Villa Borghese, ieri un'altra donna è stata vittima di violenza: uccisa e forse anche lei stuprata. Norma Maria Moreira Da Silva, 49 anni, brasiliana e con qualche precedente alle spalle, da anni viveva da senzatetto nella Capitale. Il suo corpo è stato rinvenuto ieri mattina ai piedi della scalinata d'accesso al sottopasso di Corso d'Italia, poco dopo Porta Pia, di fronte al palazzo delle Ferrovie dello Stato. Un passaggio buio e maleodorante, ostaggio di disperati e tossici. Che dovrebbe servire agli operatori del soccorso per accedere alla strada sotterranea in caso di incidenti. Da cui dovrebbero risalire in superficie automobilisti in difficoltà, comprese le donne. Ma che, come tutti gli altri accessi disseminati lungo il Corso e il Muro Torto, si trasformano in terra di nessuno. Un mondo sotterraneo, nascosto in gallerie e cunicoli, a volte strettissimi, persino relegati in locali di servizio per gli impianti tecnici, pericoloso e inaccessibile. Ogni sportello nasconde un giaciglio. L'odore di urina, ovunque, è nauseabondo. A terra escrementi umani. I topi sono gli unici altri inquilini.

LE CASE
Sotto Villa Borghese i tunnel sono diventati dimore in pianta stabile. Con tanto di arredamento completo di cucina, letti, attaccapanni, stoviglie e cartoni che fanno da scaffali. Segno che nessuno quei residenti li ha mai disturbati. Su un muro si legge una pasquinata firmata dandy che molti attribuiscono a un anziano clochard d'origine palermitana che dorme nelle strade di Roma: «Noi senzatetto siamo dappertutto e ovunque costruiamo gli stessi rifugi. La polizia non può fare nulla perché se ci demoliscono rispuntiamo solo un po' più in là». Ma ormai quasi più nessuno demolisce.

STOP SGOMBERI
Gli sgomberi che fino a qualche tempo fa avvenivano con cadenza regolare sono sempre più sporadici. Con meno uomini e fondi a disposizione. Spesso nemmeno segue la disinfezione finale. L'ultimo giovedì scorso, non nei sotterranei, ma nei fazzoletti verdi ai piedi della Mura Aureliane, non è stato nemmeno ultimato: i due camioncini dell'Ama pieni zeppi dei materiali di risulta accumulati, sono tornati indietro perché non avevano avuto l'ok per scaricare nell'isola ecologica. Gli operatori poi dovevano smontare alle 11. I vigili urbani del Nae, il Nucleo assistenza agli emarginati, molti di quegli inquilini li conoscono benissimo e gli agenti della Squadra Mobile ieri hanno bussato anche alle loro porte per acquisire informazioni utili sulla vittima dell'ennesima «brutale aggressione», come l'ha definita la polizia stessa. A Roma le donne continuano a subire, specie le più indifese che già vivono tra emarginazione e degrado, ormai cifra non solo delle periferie ma anche del Centro.

alessia.marani@ilmessaggero.it
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA