Pamela, figlia di genitori separati che le hanno voluto un bene dell'anima, incrocia la droga un anno fa con un ragazzo che la spinge in un mondo per lei deleterio: per Pamela, già sofferente da anni di problemi psicologici, fragile e delicata, è una deflagrazione, la sua mente ne risente, i suoi comporamenti anche. La famiglia denuncia quel «ragazzo sbagliato» e Pamela, con tutte le sue fragilità, viene avviata in un percorso di recupero fatto di ospedali e comunità. Un primo ricovero, poi due centri di recupero e infine la comunità terapeutica Pars (prevenzione, assistenza, reinserimento sociale) di Corridonia, struttura convenzionata con il sistema sanitario nazionale.
Pamela ha la doppia diagnosi, dipendenza e disagio psichico e come tale va trattata. La doppia diagnosi e l'amministrazione di sostegno danno la misura del tipo di cure specifiche per lei e di una maggiore assistenza e vigilanza. Le ha avute? Secondo la famiglia, l'ha detto più volte, qualcosa nella comunità di Corridonia si è inceppato, «la sorveglianza - ha detto sempre la famiglia di Pamela - doveva essere maggiore».
Ora nella casa romana dell'Alberone, nel quartiere San Giovanni, tanti peluche e foto a ricordarla. Voleva fare la criminologa, seguiva sempre Fox Crime. Vicino a piazza Re di Roma, la piazza dei ragazzi, il Comune di Roma ha deciso di dedicarle una targa in suo ricordo. Intanto la famiglia chiede che sia fatta luce su ogni aspetto dell'omicidio e del massacro del cadavere sezionato in 20 pezzi e ripulito con la candeggina, e sulla permanza in comunità dal 18 ottobre del 2018 al 29 gennaio scorso, quando è fuggita ed è finita in mano a diversi carnefici.
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