Roma, dossier sulle periferie, sos scuole e immigrati: ecco tutte le zone del degrado

Roma, dossier sulle periferie, sos scuole e immigrati: ecco tutte le zone del degrado
di Fabio Rossi
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Lunedì 13 Novembre 2017, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 09:04

Disoccupazione, basso livello d'istruzione, famiglie in precarie condizioni economiche, difficoltà di integrazione degli stranieri. Dal Casilino al Tufello, passando per Ottavia e Tor Fiscale, questi fattori di rischio colpiscono le periferie romane (e alcuni quartieri in particolare) con alcune eccezioni più vicine al centro storico. E prestano il fianco a tutti i pericoli classici delle zone disagiate delle metropoli: dal rischio, per i giovani, di finire tra le braccia di organizzazioni criminali, alla semplice rassegnazione verso situazioni di degrado che rischiano così di autoalimentarsi. A disegnare la mappa delle aree più problematiche della Città eterna è la commissione parlamentare d'inchiesta sullo stato della sicurezza e del disagio della città italiane e delle loro periferie, basandosi su dati dell'Istat.

L'ISTRUZIONE
Uno degli indicatori più importanti, da questo punto di vista, è quello sull'obbligo scolastico, nel 2007 portato fino ai 16 anni d'età (prima prevedeva il conseguimento della licenza media o almeno otto anni di frequenza). L'indice di abbandono prematuro della scuole, calcolato sulla popolazione di età compresa tra i 19 e i 52 anni, vede la periferia orientale in prima fila nella ben poco ambita classifica: la situazione peggiore, secondo i dati Istat, si registra nella zona di Torrenova-Casetta Mistica, al Casilino, con 7,5 abitanti su cento che non hanno adempiuto all'obbligo scolastico. Male anche Torre Spaccata, sempre nel quadrante est della Capitale, con 6,3, Tor Fiscale, nel municipio VII (5,5) e, nella periferia nordoccidentale, Santa Maria di Galeria (5,5). L'intruso all'interno delle Mura Aureliane arriva dall'Esquilino, rione multietnico del centro storico, dove il tasso arriva a quota 6,4.

LAVORO
Dato fondamentale per misurare lo stato di salute dei quartieri (soprattutto in periferia) è ovviamente il tasso di disoccupazione della popolazione attiva con più di 15 anni. Qui abbiamo percentuali a due cifre in quartieri difficili della cintura romana, come il Tufello (10,3) e Tor Cervara (11,3). Nell'estrema periferia, ma in quadranti diversi della Capitale, ci sono poi i casi negativi di Ciampino (nel territorio che ricade nel Comune di Roma) con un tasso di disoccupazione del 9,5 per cento, ancora di Tor Fiscale (9,4) e della borgata Ottavia (dove vive la sindaca Virginia Raggi) con il 9,1.

GIOVENTÙ SOSPESA
Ma a misurare la capacità di sviluppo delle diverse aree della metropoli è la presenza dei cosiddetti Neet: i giovani (di età compresa tra i 15 e i 29 anni) che sono fuori contemporaneamente dal mercato del lavoro e dalla formazione, ossia non studiano e non lavorano, restando completamente inattivi. Il caso più complicato è a nord, a ridosso della Cassia: a Grottarossa ovest (zona con una notevole presenza di immigrati) quasi un giovane su quattro (il 24,9 per cento) è un Neet. Quindi l'Esquilino altro quartiere con forte presenza di stranieri (ma centrale), che arriva a 22,2, poi Casetta Mistica-Torrenova (16,1) e la Magliana, alla periferia sudoccidentale di Roma, che presenta una percentuale di giovani inattivi del 15,4 su una popolazione piuttosto ampia (oltre cinquemila residenti).

FAMIGLIE DISAGIATE
Altro indicatore importante è l'incidenza delle famiglie con potenziale disagio economico, ossia la percentuale di nuclei familiari con figli in cui nessun componente lavora o percepisce una pensione. La percentuale peggiore si rileva a Santa Palomba, estrema periferia meridionale della Capitale al confine con Pomezia, con il 7,5 di famiglie disagiate. Quindi Tor Fiscale (5 per cento), il centro direzionale di Centocelle, ossia l'area occupata dall'ex aeroporto e ora dal parco archeologico di Centocelle (4,8 per cento), Tor Cervara (4,1), Santa Maria di Galeria e Torre Angela (4).

INTEGRAZIONE
Nella città multietnica le periferie (e non solo) hanno spesso problemi di integrazione degli stranieri. A partire, quasi sempre, dai quartieri dove la presenza di immigrati è più rilevante. A Torre Spaccata, periferia est, quasi un residente su tre (il 31,6 per cento) è straniero, a Grottarossa ovest quasi uno su quattro (il 23,1 per cento). Sempre a est c'è Casetta Mistica-Torrenova (24 per cento) e la zona dell'Omo, a cavallo tra Tor Sapienza e Torre Spaccata, con il 21,2 per cento di abitanti provenienti dall'estero. Quindi la solita eccezione nel I Municipio: all'Esquilino è immigrato un residente su cinque, il 20,8 per cento.
Un quadro molto variegato, ma con un unico filo conduttore, messo in luce dal lavoro della commissione d'inchiesta parlamentare: la necessità di investire sulle periferie, e su alcune zone in particolare, per rilanciare davvero la Capitale.