Roma, truffa dello specchietto: liberati dopo 24 ore

Roma, truffa dello specchietto: liberati dopo 24 ore
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Marzo 2018, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 08:55


Sassi, piccoli ciottoli, biglie, palle da baseball, mazze di legno. È variegato l'armamentario dei truffatori degli specchietti, i ladri seriali che dopo aver lanciato corpi contudenti contro altri automobilisti, abbassano lo specchietto e pretendono di essere risarciti dai 50 ai 1000 euro: «Guarda che hai fatto al mio specchietto?». Dante S. e Simone D.P., italiani di origine rom, ventenni con figli a carico, uno con precedenti specifici, l'altro pomeriggio, sono usciti con l'attrezzatura in abbondanza: una Mercedes senza Gps, ventisei pietre di un paio di centimetri e un bastone di legno. Nell'arco di ventiquattro ore hanno raggirato due automobilisti di passaggio a Portonaccio, sono finiti in manette e subito tornati in libertà: il reato è stato considerato solo tentato. Come molti loro colleghi: la cattura non è facile, che restino in carcere ancora meno.

A Leonardo Bevilacqua, romano di Cinecittà con origini rom, sotto inchiesta per truffe fotocopia, in un mese è andata bene due volte. La prima a metà febbraio quando in giro per l'Eur con la Mini guidata dalla cognata con la scusa dello specchietto rotto ha tentato di truffare un cinese, ed è stato subito scarcerato in quanto incensurato. E la seconda quando col cugino Orlando Bevilacqua a bordo della stessa Mini, già usata per altre truffe e controllata da una microspia, a Monteverde, hanno forzato un posto di blocco lanciando l'auto contro due appuntati che per tentare di bloccarli hanno fatto fuoco ferendo una donna con la figlia su uno scooter. Altra scarcerazione. Il cugino, è rimasto in cella solo perché alla guida e quindi accusato di tentato omicidio. Anche Anna Bevilacqua, considerata la Primula Rosa della truffa dello specchietto, e proprietaria della Mini, che a gennaio ha colpito anche a San Pietro, è libera. Dopo l'arresto le era stato imposto l'obbligo di circolazione in zona Cinecittà, dove abita, ma dal momento - hanno osservato i giudici del Riesame - che «il rischio di reiterazione del reato, ossia la truffa dello specchietto, potrebbe essere commesso anche nel municipio di appartenenza», le è stato revocato. Con conseguente piena libertà di circolazione.

I SASSI
Per Dante S. e Simone D.P. si procederà a piede libero. L'arresto operato dai carabinieri, l'altro pomeriggio, non è stato convalidato in tribunale. «E pensare che anch'io una volta ho subito un tentativo di truffa», ha commentato con una battuta, a conclusione dell'udienza, il presidente della Corte, il giudice Maria Concetta Giannitti. L'arresto era stato chiesto dal pm Silvia Santucci e sostenuto in udienza dal pm Mauro Masnaghetti.

Ma visto che la truffa - la vittima era un cinquantenne di Albano alla guida di una Opel non si era perfezionata, perché i carabinieri sono intervenuti subito, prima del passaggio dei soldi, e il giudice non ha ritenuta sussistente l'aggravante contestata, ossia la minorata difesa dell'automobilista inseguito, i due sono tornati liberi. I due amici sono stati poi riconosciuti autori di un'altra truffa commessa poco prima, e sono sospettati di essere gli autori di altri colpi dei giorni precedenti, sempre a Portonaccio. I carabinieri avevano esibito al giudice pure il materiale sequestrato: 26 pietre e una mazza. Simone, con un precedente identico, ha negato comunque ogni responsabilità. «È stato l'automobilista a farmi cenno, non io. Non è vero neanche che ho abbassato il finestrino. Che gli ho indicato di fermarsi. I sassi sulla mia auto? Non ne so niente». I ventisei ciottoli, stranamente tutti uguali, erano stati lanciati dal finestrino alla vista dei carabinieri. Altri erano stati trovati sotto a un tappetino, e nel vano portaoggetti. Le armi del mestiere.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA