I diritti dei romani/ Un passo indietro sugli impegni presi

di Massimo Martinelli
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Mercoledì 6 Dicembre 2017, 00:05
Le premesse sono state rispettate: lo stadio si farà. Le promesse, invece, no. Sull’impianto di Tor di Valle, questo giornale si è battuto in nome del rigore, della trasparenza, del no agli appetiti privati e del conseguente rispetto delle regole della concorrenza. 
Requisiti indispensabili per la realizzazione di una struttura sportiva a cui i tifosi della Roma legittimamente aspirano. Ma lo spartiaque deve essere questo: stadio sì, speculazione no. 
Rispetto a tutto ciò nel via libera accordato ieri dalla Conferenza dei servizi restano delle macroscopiche lacune. Se sembra rimasto, sulla carta, il passo avanti da più parti sollecitato e che si è tradotto nel taglio di cubature spropositate che facessero denunciare regalie ai privati e somigliare il progetto ad un ecomostro, di sicuro va sottolineato il plateale passo indietro su uno dei punti più qualificanti dell’intera operazione. La realizzazione dei due indispensabili ponti finirà, a dispetto degli impegni presi, con il ricadere sulle tasche dei cittadini. Un punto cardine era che l’Erario non dovesse partecipare a questo intervento calcistico-immobiliare. Invece, brutta sorpresa. E non si può non segnalarla.

Il Campidoglio a febbraio pretese la revisione del progetto monstre iniziale, cioè il complesso di torri che avrebbe alterato significativamente lo skyline di quella zona a sud-ovest di Roma. E come contropartita riconobbe ai privati i permessi per costruire 18 palazzine a 7 piani e il taglio degli oneri per la realizzazione di alcune infrastrutture. Scambio che non avrebbe dovuto comportare alcun aggravio per i romani, ai quali veniva garantita per Tor di Valle la caratteristica di opera di pubblico interesse. Premessa indispensabile per qualunque via libera. Ma adesso, dieci mesi dopo, con l’ultimo viatico ad un progetto finale ancora tutto da scrivere, si materializza il paventato passo indietro: ossia è stato ignorato l’impegno a tutelare le tasche dei contribuenti. Perché il ponte di Traiano che dovrà unire la Roma-Fiumicino con l’ansa di Tor di Valle (indispensabile per evitare che ogni partita nel nuovo stadio si trasformi in un evento da dimenticare) graverà sull’Erario (circa 93 milioni è il preventivo dei costi), come annunciato nei giorni scorsi dal ministro Delrio. Ora, per evitare che questo ribaltone si traduca in una beffa memorabile, occorre che la versione finale del progetto sia redatta (almeno) nel rispetto di quello che era stato stabilito.

Ecco perché oggi ribadiamo l’impegno preso a suo tempo con i lettori a vigilare su tre aspetti cruciali. 1) Che sia effettiva la riduzione delle cubature. Che non intervenga alcuna modifica delle regole in corso d’opera, come purtroppo accade durante la realizzazione di moltissime strutture pubbliche. E dunque i metri cubi edificati alla fine dei lavori dovranno essere gli stessi stabiliti all’apertura dei cantieri. 2) Occorre poi una severa verifica della effettiva consistenza del taglio delle cubature, accertando e garantendo che la riduzione della volumetria avvenga non sulla parte tecnica e a servizio dell’impianto sportivo ma sugli edifici commerciali del business Park, ovvero la struttura che aveva fatto scattare l’etichetta di ecomostro con le relative accuse di speculazione. 3) Il sindaco Raggi e la sua giunta dovranno garantire, nero su bianco, l’impegno a che un complesso edilizio - pur decurtato delle torri - come quello che ha autorizzato, con diciotto palazzine a sei/sette piani di uffici e negozi, sia dotato di una adeguata rete di trasporti. E che questa - cioè una linea ferroviaria Roma-Lido realmente rimodernata e il ponte sul Tevere (quello di Traiano) - non venga realizzata in tempi diversi da quelli in cui nascerà l’impianto sportivo. Se il rispetto di tutto ciò non verrà garantito, questo giornale - non pago di avere incassato una vittoria morale all’insegna del rispetto delle regole - lo documenterà puntualmente e con assoluta nettezza. Nell’interesse dei romani e dei tantissimi tifosi che attendono da tempo di avere lo stadio per la loro squadra.
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