Virgilio occupato, il provveditore De Angelis: «La polizia deve entrare e identificare gli studenti»

Virgilio occupato, il provveditore De Angelis: «La polizia deve entrare e identificare gli studenti»
di Marco Pasqua
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Mercoledì 31 Ottobre 2018, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 10:26

«Il Virgilio è una scuola che ti distrugge. È il mio cruccio, tra tutti gli istituti del Lazio. Ormai mi sono arreso». Gildo De Angelis, da 4 anni direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale, non usa giri di parole, quando si tratta di parlare della nuova, l'ennesima, occupazione dello storico liceo di via Giulia. Avvenuta con un blitz inaspettato, perché, come racconta lo stesso dirigente, «l'anno scorso gli studenti mi avevano garantito che non avrebbero occupato: e, invece, non sanno neanche mantenere le promesse».
 

 

Nell'ottobre del 2017, dopo l'occupazione condita da festini a base di alcol e droghe, disse, provocatoriamente, che il Virgilio andava chiuso e gli studenti redistribuiti in altre scuole. Un anno dopo è ancora dello stesso avviso?
«Sono sincero: ormai mi sono arreso. Anche se ci sono tante cose che ancora non riesco a spiegarmi».

Quali?
«Intanto vorrei sapere chi ha dato loro le chiavi per entrare nella scuola. E, soprattutto, vorrei capire perché la polizia non li identifica».

Ma i dirigenti scolastici non hanno le loro responsabilità? Hanno informato le forze dell'ordine?
«Ma certo, fin da subito. Dapprima hanno cercato di dissuaderli, ma non è servito a nulla. A quel punto, è stata informata la polizia».

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E cosa dovrebbe fare, secondo lei?
«Se non usiamo la forza, non faremo mai assolutamente nulla. Non dico che si debba necessariamente intervenire con la forza, anche se arrivati a questo punto... Al Nord queste cose non accadono. A Roma si occupa, perché penso che le forze dell'ordine abbiano ricevuto l'ordine di non intervenire mai e di non entrare nelle scuole. Non si tratta di bastonarli, ma di identificarli».

Vi aspettavate questa ennesima occupazione?
«Sinceramente no. Gli studenti più facinorosi si sono diplomati: pensavo che la parte più dura si fosse dispersa. Sono disarmato. E pensi che c'è anche un gruppo di docenti contrario alle occupazioni».

Teme una reazione a catena negli altri istituti?
«Altrove sono più ragionevoli e occupano per pochi giorni. Qui, invece, resteranno dentro per una settimana, se non 10 giorni. È una situazione che mi amareggia. Questa è una delle scuole più importanti di Roma, frequentata da ragazzi che hanno voglia di primeggiare. È una scuola che offre davvero tutto. E, invece, ci sono sempre 10/15 ragazzi che contestano ogni cosa».

Sul giornale abbiamo raccontato le divisioni tra gli studenti: molti sono contrari all'occupazione.
«Sono sempre in 20 ad occupare e a trascinare gli altri per fare i festini la sera. Io spero che stavolta non facciano più entrare nessun esterno. Mi auguro anche che le mamme non vadano lì a portare lasagne e bottiglie di champagne come avvenuto in passato».

Sta dicendo che i genitori sostengono gli occupanti?
«Io auspico che non ci sia più questo supporto esterno. E spero che non ci siano danni e non rubino nulla: come quando sparì un proiettore da 4500 euro e lo fecero ritrovare per paura delle polemiche. Trovo assurdo che tra gli adulti ci sia qualcuno che ha persino difeso studenti indagati per spaccio».

Ha letto le motivazioni con cui gli studenti hanno difeso la loro azione?
«Guardi, per loro l'occupazione è un momento di confronto, visto che a casa non ce l'hanno perché i genitori lasciano loro la libertà di fare ciò che vogliono. Pensi che l'anno scorso è stato ritrovato un portafogli di una studentessa con 3 carte di credito. Io, ormai, sono davvero disamorato».

Non si può proprio fare nulla, secondo lei, per evitare questa deriva?
«Se solo ci fosse un piccolo intervento della polizia...».

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