Yao, il papà: «Pena lieve agli scippatori, li perseguiterà la coscienza»

Yao, il papà: «Pena lieve agli scippatori, li perseguiterà la coscienza»
di Raffaella Troili
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Giovedì 2 Marzo 2017, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 09:16

«Voi scippatori, sarete sempre perseguitati dalla coscienza e dagli incubi».

Zhang Gowen è tornato in Mongolia con le ceneri di Yao. Chiedeva solo giustizia, non è stato neanche avvisato del processo. Lunedì ha lasciato Roma, martedì la sentenza: i due rom che scipparono la figlia poi travolta da un treno a Tor Sapienza mentre li inseguiva hanno patteggiato due anni e un anno e mezzo.
«Avrei voluto sapere, avrei voluto essere presente, aspettare l'esito. Mi aspettavo una pena maggiore certo. E mi chiedo se sia regolare secondo il Codice di procedura penale che le vittime, la parte lesa, compresi i legali dello studio Longari, non ricevano nessuna comunicazione».

Era stato a Roma e aveva espresso fiducia, anche ringraziamenti.
«Tutto procedeva regolarmente, sapevamo che sarebbe stato celere. Non avevo idea che l'udienza si potesse tenere in mia assenza. Mi aspettavo un trattamento equo sono arrivate condanne leggere. In qualità di familiare della vittima ed essendo una persona normale che vive in questa società, credo che le persone che compiono atti criminali nei confronti di romani o di chi viene a Roma, gettino cattiva luce sulla città»

Quando ha saputo della sentenza?
«Ho preso il volo Alitalia da Roma alle 13 del 27 febbraio, sono arrivato a Pechino alle 6 del mattino del 28. Alle 3 sono andato all'agenzia funebre di Holhot per posare le ceneri. In quel momento (alle 12 ore italiane, le 19 in Cina) ho saputo della notizia».

Come ha spiegato a sua moglie, ai familiari quello che è successo nelle ultime ore?
«Io non so come dirlo a mia moglie, gli altri l'hanno saputo tramite i media, hanno cercato di consolarmi, sono tutti rimasti delusi, abbiamo sempre rispettato le leggi italiane, non meritavamo un simile trattamento. Dall'Italia mi ha contattato solo il mio avvocato: so che tante persone sono rimaste deluse, vi ringrazio per il pensiero».

Gli amici di sua figlia su Fb scrivono: immaginavo finisse così, in Italia la legge non punisce i criminali né protegge i cittadini, gli studenti, gli immigrati, un paese senza giustizia, senza futuro. Lei, tornerà in Italia?
«Sono tre volte che vengo a Roma in 3 mesi, sono esausto. Mi chiedevo, ha un senso? Non saprei, sembrano inutili i tentativi di avere giustizia. Mi sono sentito tradito, preso in giro».

Un messaggio ai due condannati e alle loro famiglie?
«E' difficile rispondere a questa domanda. Ogni persona ha dei difetti, me compreso. Ma non far del male agli altri è una regola comunemente accettata. Gli studenti stranieri risiedono a Roma come voi rom. Quando avete scippato mia figlia, non avete pensato che anche voi avete delle sorelle, dei familiari? Mettetevi nei miei panni, i vostri familiari cosa avrebbero provato? Zhang Yao è la mia unica figlia, a dire il vero ho addirittura pensato di impazzire».

Furto con strappo, la legge è stata clemente.
«Quando un certo comportamento diventa abitudine o addirittura una professione, bisogna prendersi la responsabilità delle proprie azioni malvagie. Evadere o cercare le scappatoie delle leggi, dà solo fastidio. E voi tre scippatori non vi farete mai rispettare, sarete sempre perseguitati dalla vostra coscienza e tormentati dagli incubi. Non ho nulla da dire ai familiari, anche loro avranno avuto preoccupazioni. Nulla di paragonabile alle sofferenze arrecate alla mia famiglia».

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