Pirozzi: «Salvini è con me ne parlerà a Berlusconi». Lombardi e Parisi frenano

Pirozzi: «Salvini è con me ne parlerà a Berlusconi». Lombardi e Parisi frenano
di Simone Canettieri
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Giovedì 15 Marzo 2018, 16:52
L'ipotesi di dimissioni di massa o di sfiducia in aula al presidente della Regione Nicola Zingaretti, anticipata da Il Messaggero, agita le opposizioni. Sergio Pirozzi conferma la ricostruzione e spiega: «Se tutte le opposizioni sono
compatte, se hanno presentato un programma alternativo a quello del presidente, mi sembra logica la 'sfiducià. Altrimenti la Regione non sarebbe governabile in queste condizioni». Così il consigliere regionale e sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi all' ANSA, parla della sua idea di far cadere subito il neo-eletto governatore del Lazio Nicola Zingaretti con delle dimissioni di massa dell'opposizione.

Lo schema immaginato da Pirozzi è raccogliere le firme dei consiglieri dimissionari prima dell'
elezione del presidente del Consiglio, eleggerlo e poi consegnargliele il giorno stesso o alla seduta successiva. Dubbi
sull'opzione di presentare una mozione di sfiducia: «Qualcuno potrebbe avere l'influenza...». «È anche un modo - spiega- per evitare che si mettano d'accordo».

Pirozzi afferma di averne parlato con Roberta Lombardi e con Matteo Salvini «perché è il leader del centrodestra certificato dalle elezioni. Lombardi mi ha detto che tendenzialmente era d'accordo ma che doveva parlare con i suoi. Salvini è d'accordo, certo dovrà parlare con Berlusconi, Meloni e Fitto».

Roberta Lombardi, leader del M5S, si sfila o meglio frena: «Il M5S è una forza sana, con dei
principi solidi, ma soprattutto è una forza politica coerente e ritiene che la sfiducia verso un presidente debba avvenire, sempre, all'interno di una cornice democratica, dunque nel quadro di un dibattito trasparente nell'aula consiliare». Così su Facebook la consigliera regionale e già candidata governatrice M5s Roberta Lombardi. «Già a Roma, nel 2015, nonostante la nostra forte richiesta di dimissioni nei confronti dell'ex sindaco Marino - aggiunge - ci rifiutammo di andare a firmare le dimissioni dal notaio insieme agli altri consiglieri del Partito Democratico. Quel tipo di metodo non ci appartiene. Il voto dei cittadini deve essere rispettato e laddove Zingaretti si mostrerà ancora una volta incapace di gestire adeguatamente la macchina amministrativa e di governare nell'interesse dei cittadini saremo i primi a chiederne le dimissioni. Tutto il resto - conclude Lombardi - sono chiacchiere da bar, mentre noi continuiamo a lavorare per il Lazio».

Stefano Parisi ha un'altra posizione ancora. Tanto che dice: «Sicuramente Zingaretti ha commesso un grave errore - ha aggiunto Parisi - non avendo una maggioranza in Consiglio ha dato una intervista 4 giorni dopo le elezioni dicendo che si candidava alla guida del Pd, cosa legittima, e che anche se perdeva la maggioranza in Consiglio andava lo stesso, così era più libero di candidarsi alla guida del Pd. Ora, hai fatto una campagna elettorale fino all'altro giorno, la Regione è in mezzo ai guai. Non va bene. Siccome non ha una maggioranza c'è effettivamente il rischio che Zingaretti non sia in grado di fare un governo e che si vada al voto esiste» 
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