Roma, l'ex carcere femminile diventa la "casa" del restauro, in mostra tele del '500

Roma, l'ex carcere femminile diventa la "casa" del restauro, in mostra tele del '500
di Laura Larcan
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 13:07

Lo volle papa Clemente XII nel 1734 per offrire alle donne di Roma “ree e di malaffare” una dimora separata dagli altri detenuti maschi. L’architetto Ferdinando Fuga ereditava così il cantiere del San Michele trent’anni dopo che il collega Carlo Fontana aveva “inventato” quel modello di carcere che fara’ epoca, tanto da ispirare oltreoceano la fortezza di Alcatraz. Ne nacque un progetto più accogliente e meno marziale, con colpi di genio tra ballatoi, rampe, corridoi e finestre. E l’ex carcere femminile del San Michele si racconta per la prima volta al grande pubblico (fino ad oggi l’hanno visto solo gli addetti ai lavori).
 

 


Un’apertura che ha il sapore di un evento per gli appassionati di luoghi segreti della Capitale. L’iniziativa e’ tutta nelle mani dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (gioiello del Mibact), di cui la sala dell’ex carcere fa parte e che eccezionalmente diventa il cuore di una speciale rassegna. Dal 23 aprile al 25 maggio, infatti, debutta “Pratiche di Restauro”, visite guidate condotte dagli stessi restauratori alla conoscenza di una ventina di opere straordinarie, ognuna al centro di delicati e complessi interventi di restauro per essere riportate all’originario splendore, tutti condotti dal personale altamente specializzato e dagli stessi allievi dell’Istituto. Un incontro ravvicinato con grandi tele del ‘500 e ‘600, con reperti di archeologia, con opere di arte contemporanea, ciascuna con le proprie criticita’, le delicatezze, i rischi, i “malanni”. L’occasione per vedere in anteprima capolavori “nascosti”. Come il dolcissimo e imponente “Narciso” del Domenichino, opera sublime, arrivata in tutta fretta da Palazzo Farnese per ricevere cure urgenti alla sua mirabile tavolozza cromatica.

E qui potra’ essere ammirato ora, prima di rientrare a casa, nella prestigiosa sede dell’Ambasciata di Francia. E non e’ la sola star di questo viaggio alla scoperta dei segreti, fatti di tecnica e tecnologia, con cui gli esperti restauratori “salvano” l’arte italiana (e non solo). Tante sono le sorpese riservate da questo evento che sara’ presentato domani al San Michele con una conferenza che vuole essere un festeggiamento per il saluto di Gisella Capponi, storica direttrice arrivata alla pensione. Le visite guidate (dal lunedì’ al venerdì’ via di San Michele 25) sono un viaggio nella storia del restauro al servizio dell’arte. Si puo’ conoscere la “Madonna delle Rose” della scuola del Botticelli arrivata da Palazzo Pitti a Firenze tanto bella da far intuire ai restauratori che ci sia probabilmente anche la mano del maestro.

La pulitura fa di nuovo splendere i colori e la cornice, successiva ma di grande raffinatezza, e’ stata consolidata. Sempre dalla Galleria Palatina fiorentina arrivano quadri delle botteghe di Tiziano e Jacopo Bassano. Dal parco archeologico di Vulci arrivano la testiera e il morso di cavallo del VII secolo a.C.
restaurati subiti dopo la scoperta. Al Novecento appartengono la “Ripetizione rossa in tre sezioni” di Toti Scialoja, e i bozzetti di Achille Capizzano. Lo spazio dell’ex carcere femminile, poi, e’ un coup-de-theatre. Pensare che qui s’e’ scritta la storia della detenzione al femminile di Roma, attraverso i moti risorgimentali del 1849 e i reati politici fino al 1870. All’alba del’ 900 diventa riformatorio e qui passeranno anche gli sfollati del bombardamento di San Lorenzo del 1943. Una identita’ da carcere che si trascinera’ fino agli anni ‘70. Poi l’oblio, usi impropri, fino all’ingresso dell’Iscr con cui e’ rinato. Un regalo per i romani.

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