Telecamere piazzate sugli angoli più "sensibili", veneri e statue coloniali ad arredare i balconi e gli ingressi di questa villa che villa solo non è perché sembra un fortino. Nascosta da uno dei vigneti alle pendici di Frascati. È qui che, con la famiglia, vive Corum Petrov, 24 anni, in stato di fermo con l'accusa di omicidio in concorso per la morte del 14enne Alexandru Ivan. Capelli curati da un taglio impeccabile e tenuto fermo dal gel, sorriso brillante, capi d'abbigliamento all'ultima e moda e - ovviamente - provenienti dalle più blasonate maison, orologi importanti ai polsi e un'immancabile serie di tatuaggi. La sua vita, vissuta in maniera simbiotica con il fratello e "protetta" da uno strettissimo legame con la madre, a cui dedica una serie infinita di post su Facebook (prima che il suo profilo fosse chiuso dalla famiglia a seguito del fermo), ricalca il modello di altre famiglie, ben più note alle cronache giudiziarie. Il richiamo è inevitabile. Di queste hanno il medesimo "stile", le medesime "affezioni" e interessi. E anche sul fronte delle attività illecite, che le forze dell'ordine hanno potuto contestare a diversi componenti della famiglia Petrov, rientrano il gioco d'azzardo, i furti e anche l'usura. Lui, il 24enne che domenica sera si è presentato dai carabinieri sicuro di poter uscire dal Gruppo e dalla Compagnia di Frascati indenne (tanto che non si è portato né cellulare né documenti) è noto anche in Procura a Velletri per reati contro la salute, ovvero per detenzione e spaccio di stupefacenti. La sua vita ufficiale però era solo un "lustrino" da esibire sui social, con post e canzoni, reel e storie su Instagram, in cui si rincorrono e ripetono pose "plastiche" da gran viveur, mazzette di denaro, bottiglie di champagne, uscite con gli amici, "sballi" a cui seguono una serie infinita di "like". Più che lui, in qualità di "personaggio", è l'entourage a raccontare chi sarebbe potuto diventare e chi forse diventerà a prescindere dall'inchiesta che oggi lo vede indagato.
I PRECEDENTI
In questa zona di Roma, che molti chiamano ancora soltanto "Borgata Finocchio", Corum ci è cresciuto. Nato in Spagna ha raggiunto la maggiore età vivendo con cugini e fratelli già noti a polizia e carabinieri. Alcuni anni fa, ad esempio, proprio i cugini Petrov (è ricercato Dino, ritenuto responsabile dell'omicidio in base alle ricostruzioni fino ad oggi rese possibili) ebbero una discussione animata con il fratello del patrigno di Alex in un bar di Rocca Cencia per una vincita "sfumata" alle slot-machine.
Venerdì sera, stando all'impianto accusatorio, il 24enne ha preso parte al regolamento di conti nel parcheggio della metro Pantano. Il cugino Dino, intorno alle 23, era fra i protagonisti della rissa nel bar "esse Cafè": è stato lui a spaccare un labbro al patrigno del 14enne che poco prima si era avventato su un uomo non identificato. Poi i messaggi scambiati via Messenger fra i Petrov e il patrigno della vittima. «Due minuti e siamo lì», l'ultima telefonata fra le parti e a distanza poi i primi spari sul piazzale. Questo basta a ritenerlo invischiato nel delitto. Anche se non è il 24enne l'uomo che ha esploso i colpi mortali. Su questo i carabinieri del Gruppo e della Compagnia di Frascati sono abbastanza certi: non avrebbe avuto senso presentarsi in caserma e nascondere poi le responsabilità. Più probabile invece, nonostante la compagine della vittima parli di più auto e più uomini coinvolti, ritenere il cugino il responsabile. Ma è tutto ancora da dimostrare. Corum Petrov si è solo limitato a dire che «Sono passato con la macchina due volte solo per guardare». Questa mattina nel carcere di Velletri, dov'è rinchiuso, è atteso l'interrogatorio di convalida.