Il controllo pieno del territorio ad Anzio lo avevano le ‘ndrine e tutti i loro accoliti, sodali o semplici “amici” che con loro non volevano avere problemi o che, per puro servilismo - non si sa mai fosse stato necessario ricevere qualche favore - erano pronti a dare un supporto. Anche fosse solo avvertire della presenza di possibili ficcanaso. Così il colonnello Massimiliano Vucetich, del Nucleo Investigativo dei carabinieri di via In Selci che nel febbraio del 2022 condusse da Roma le indagini che portarono all’arresto di 65 persone e allo scioglimento dei comuni costieri di Anzio e Nettuno per mafia, nell’udienza del 5 ottobre scorso al processo al clan Gallace-Madaffari, incalzato dalle domande del pm Giovanni Musarò, è costretto a confessare la sua «grande frustrazione» per non avere potuto approntare servizi di ocp (osservazione, controllo e pedinamento) come avrebbe voluto. Questo dopo che con i suoi colleghi avevano intercettato una conversazione chiave tra alcuni presunti ‘ndranghetisti e un contatto nell’amministrazione comunale della città dello Sbarco: «Noi con una conversazione simile a Roma saremmo partiti in 500 - spiega al pubblico ministero e al giudice di Velletri Silvia Artuso - ma lì non ci saremmo potuti muovere... Una grande frustrazione». Insomma, facce "nuove" e movimenti insoliti, seppure in borghese, sarebbero stati opportunamente notati con l'alto rischio di mandare a monte una delle più importanti inchieste contro il crimine organizzato. Da qui l'esigenza di muoversi con la massima discrezione.
L'INTERCETTAZIONE
L'intercettazione a cui fa riferimento l’ufficiale dell’Arma viene ascoltato in ambientale ed è eloquente sul modo di imporsi di quella che gli inquirenti hanno definito la prima “locale” di ‘ndrangheta autonoma e non sottoposta alla supervisione delle famiglie in Calabria: «Noi dovemo esse quelli che quando c’è da anda’ in Consiglio ci guardano..», «dobbiamo essere dentro, poi abbiamo anche la riserva di violenza…», il tono delle frasi ripetute entrando in una macchina.
LE LISTE ELETTORALI
Ma chi? Nell’udienza del 27 ottobre, sempre nel corso del processo, sono state acquisite agli atti le liste elettorali con le sottoscrizioni per le elezioni del 2018 ad Anzio. Per gli inquirenti potrebbero nascondere altre sorprese. Intanto, gli effetti degli arresti si sono fatti sentire anche per le “tasche” del boss Giacomo Madaffari a cui sono stati sequestrato beni mobili e immobili per tre milioni di euro.