Anzio, crolla il palazzo di Nerone: paura sul litorale

Anzio, crolla il palazzo di Nerone: paura sul litorale
di Antonella Mosca
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Venerdì 16 Marzo 2018, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 14:59

Abbandonata ai vandali, alle intemperie, all'erosione marina, l'area archeologica della Villa di Nerone ad Anzio - in realtà Palazzo Imperiale da Ottaviano in poi - ha subito l'ennesimo affronto. La pioggia degli ultimi giorni si è infiltrata fra i ruderi e la falesia facendo crollare un muro di riempimento, in opus incertum, e grandi massi di macco. Una lunga e vistosa crepa si è anche aperta sul muro a sinistra della frana.
A dare l'allarme Patrizio Colantuono, presidente del Centro ricerca e documentazione sullo sbarco e la battaglia di Anzio (del 1944, ndr) che, in convenzione con la Sovrintendenza Archeologica del Lazio, apre il sito 4 giorni a settimana.

 


LA TESTIMONIANZA
«Ho mandato le foto a Rossella Zaccagnini, responsabile di zona della Sovrintendenza - dice Colantuono - che verrà per un sopralluogo. Ma qui serve un piano organico per consolidare e valorizzare ciò che rimane del Palazzo Imperiale, famoso nel mondo perché vi nacque Nerone. Da volontari possiamo aprire e accogliere i turisti, ma l'abbandono, anche a livello del Comune, grida vendetta». La grandiosità della villa è rievocata dal plastico all'entrata: a più piani, decorata di marmi, mosaici, affreschi, statue, si estendeva dalla costa all'entroterra fra belvederi, giardini, ninfei, fontane, terme. Non mancavano saloni, biblioteca, collegamenti al porto che Nerone aveva voluto per la sua città natale. Dove soggiornava - come raccontano i cronisti dell'epoca - forse suonando la lira, come vuole l'immaginario collettivo, mentre il grande incendio del 64 d.C. divorava Roma. Un luogo di cui si sente la suggestione. Ma del palazzo fra crolli, incuria e depredazioni, anche di tombaroli, è rimasto poco.

I RESTI
«Tanti stranieri arrivano per vedere la villa - continua Colantuono - c'è da vergognarsi per lo stato in cui versa. La scala in legno che portava al calidarium è stata segata per fare falò; chi frequenta la spiaggia usa le grotte di Nerone come latrina, lascia immondizie, bivacca fra i ruderi. Lo denunciamo da anni». E ripete la sua proposta: «Chiudere l'area per farne un parco archeologico fino alla spiaggia, da vietare ai bagnanti che potranno usarne altre. Restauro dei ruderi, dei mosaici interrati, nuova cartellonistica, percorsi per disabili, attività culturali all'interno, sicurezza per un bene che tanti ci invidiano e che non siamo riusciti a tutelare».
 

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