Il tribunale di Roma respinge l'accusa di molestie sessuali mossa da una dipendente al suo dirigente: l'uomo, assolto, era il direttore di un museo della Capitale. A far discutere è la sentenza dal collegio presieduto da Maria Bonaventura: «Non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente». La dipendente avrebbe insomma immaginato le molestie sessuali.
La stessa giudice nelle scorse settimane dichiarò «non colpevole» il bidello che aveva toccato il fondoschiena di un'alunna minorenne «per meno di 10 secondi».
Palpata breve non è violenza sessuale perché dura pochi secondi: bidello assolto a Roma
Cosa è successo
Anno 2021.
Presunte molestie avvenute nel museo, anche nel magazzino, o in un dopo cena tra colleghi. Poi le parole: battute sul sesso per «stimolare» una reazione e la disponibilità della donna, domande imbarazzanti e frasi inopportune. Elena, nome di fantasia, decide quindi di fare denuncia. La donna è dipendente di un museo di Roma, dal 2019 e l'uomo denunciato ne è il direttore (nel frattempo è stato licenziato, ndr.).
Elena ha delle alleate, le sue colleghe. Ma è solo un'illusione: una volta giunte in tribunale come testimoni, le donne affermano che il loro capo è «uno a cui piace giocare». E l'accusato? Si difende: «Elena è attratta da me». Il processo si risolve nella parola della donna contro quella dell'uomo. La procura presenterà appello contro l'assoluzione.