Neonato morto al “Pertini” nel letto della madre: «Lei e le infermiere non hanno responsabilità» Lei ha appena partorito un altro bimbo

Decesso causato dalla sindrome della morte improvvisa. Una settimana fa la donna ha dato alla luce un altro bambino, ma non ha scelto il "Pertini" per il parto

Neonato morto al “Pertini” nel letto della madre: «Lei e le infermiere non hanno responsabilità» Lei ha appena partorito un altro bimbo
di Valeria Di Corrado
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Venerdì 22 Marzo 2024, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 09:48

Non ci sono responsabilità, né del personale sanitario né della madre, per il decesso di Carlo Mattia, che ha smesso di respirare a tre giorni di vita, nella notte tra il 7 e l'8 gennaio del 2023, nel reparto di Ginecologia dell'ospedale Pertini. La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione del fascicolo, in cui si indagava per omicidio colposo. Dalla consulenza medico-legale è emerso che si è trattato di un caso di "morte in culla". La mamma di 29 anni - che la settimana scorsa ha dato alla luce un altro figlio - si era addormentata, forse mentre allattava il suo bimbo, stremata dal travaglio, dal parto e da ore e ore trascorse senza mai chiudere occhio. Al risveglio, il dramma: si rende conto che il piccolo non respira più. Inizia a urlare con tutte le sue forze, piange disperata. Accorrono subito le infermiere e poi il medico di turno, ma per il neonato non c'è nulla da fare. All'1,40 viene dichiarato il decesso di Carlo Mattia.

LA VICENDA

Gli inquirenti inizialmente avevano ipotizzato che il bimbo fosse rimasto schiacciato dal corpo della mamma, che si era involontariamente appisolata.

Si pensava quindi che la causa fosse il soffocamento dovuto alla compressione della piccola cassa toracica. Sono stati acquisiti i turni del personale ospedaliero, per stabilire se ci fossero delle negligenze da parte delle due infermiere del nido che erano al lavoro quella notte, oltre che dell'ostetrica.

La pm Maria Sabina Calabretta, titolare del fascicolo, ha voluto capire chi fosse incaricato della sorveglianza di mamma e bambino e come mai non si sia potuto intervenire tempestivamente per salvarlo. Ma dalle indagini è emerso che i controlli sono stati fatti dai sanitari del Pertini con regolarità, ogni due ore, come stabiliscono i protocolli.


Inoltre, gli esami istologici eseguiti dal medico legale Luigi Cipolloni durante l'autopsia hanno accertato che si è trattato di un caso di SIDS (dall'inglese "Sudden Infant Death Syndrome"), ossia di decesso improvviso e inspiegabile del lattante al di sotto dell'anno d'età.

IL PROTOCOLLO

Nella lente degli inquirenti era finito il protocollo del "Rooming in" adottato nel reparto di Ginecologia dell'ospedale romano, che contempla appunto la pratica di fare stare accanto madre e figlio fin da subito dopo il parto, affidandone interamente a lei la cura. Una practice, tra l'altro, che sarebbe stata cambiata dalla direzione sanitaria il 16 gennaio dell'anno scorso, dopo la morte di Carlo Mattia, in virtù di una delibera di fine 2022. Il ministero della Salute, dal canto suo, aveva chiesto una relazione dettagliata alla Regione Lazio sull'accaduto.

La direzione strategica della Asl 2, nella cui competenza rientra il Pertini, aveva fatto sapere che «la pratica del Rooming-in è ormai consolidata nel contesto nazionale ed internazionale per sostenere il contatto tra neonato e mamma, sin dalle prime ore dopo la nascita. Tutte le puerpere vengono informate dei rischi connessi alla gestione del bambino venendo peraltro edotte, anche con la sottoscrizione di un modulo, sulle azioni da effettuare per evitare il verificarsi di eventi avversi». Secondo la Asl, inoltre, alle pazienti è stata assicurata «un'adeguata presa in carico», respingendo in materia categorica «che le madri non siano seguite» e che vi siano «carenze di personale in servizio», come denunciato dalla famiglia del bimbo deceduto.

Fatto sta che la mamma, per dare alla luce il suo secondo figlio una settimana fa, ha scelto comunque un altra struttura sanitaria.
 

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