Fabio, il Forrest Gump di Pomezia: chilometri a piedi per portare il sangue a chi ne ha bisogno

Fabio Sakara diventato famoso sui social per la sua iniziativa
di Moira Di Mario
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Venerdì 7 Settembre 2018, 13:39
Porta la speranza, regala un sorriso e cerca di offrire coraggio. E’ Fabio Sakara, 33 anni, pasticcere di Pomezia, che ha deciso di camminare in solitaria per raggiungere chi ha bisogno. Lo farà anche domani, partendo da Pomezia stanotte alle 3 e arrivando al Policlinico di Tor Vergata, dopo 30 chilometri a piedi, dove donerà il suo sangue a favore di Raul, ragazzo malato di leucemia che ha necessità di trasfusioni. Filmerà interamente il percorso e, come succede ormai da un mese, lo pubblicherà sulla pagina Facebook “Il camminatore Sakara”, aperta ad agosto quando è iniziata la sua avventura.

E’ nato tutto per caso alcune settimane fa. Fabio ha sfidato il caldo torrido d’agosto e ha deciso di raggiungere a piedi la sua famiglia in spiaggia a Torvaianica, solo perché non aveva la macchina. Ha filmato i 10 chilometri di “camminata” e l’ha pubblicata su Facebook, così tanto per scherzare. In pochi minuti ha incassato migliaia di visualizzazioni che prima gli hanno strappato un sorriso, poi lo hanno fatto riflettere e ha deciso di aiutare chi soffre, mettendo a disposizione se stesso e il piacere di camminare in solitaria. «Il mio è solo un modo per sensibilizzare gli altri a non pensare solo a se stessi e a chi sta male a non dire: “Non ce la faccio”».

Lo sa bene Fabio che qualche anno fa ha subito un importante intervento chirurgico ed ora nella sua gamba sinistra è ospitata una protesi. «Tutti possono superare i momenti difficili e le sofferenze che la vita ci riserva. Io ho deciso di essere uno strumento per farlo capire». Poi qualche giorno fa «mia moglie Marilisa mi ha ricordato come per quell’operazione ho avuto bisogno di diverse sacche di sangue - prosegue - e a quel punto ho deciso di iscrivermi all’Avis per dare un senso maggiore alle mie camminate. Non voglio convincere nessuno a farlo, il mio obiettivo è far riflettere le persone che non sempre la malattia o la necessità di sangue riguarda sempre gli altri. Io ne sono la prova perché per un periodo io sono stato gli “altri”».
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