Covid a Roma, feste private e comunioni continuano. I medici: «Decine di nuovi cluster»

Covid a Roma, feste private e comunioni continuano. I medici: «Decine di nuovi cluster»
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 23 Ottobre 2020, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 08:35

Aperitivi, diciottesimi, perfino comunioni. Si fa festa senza fare i conti col Covid. E il saldo arriva col referto del tampone. In attesa di capire quale sarà l'effetto del coprifuoco sulla curva dei contagi a Roma, i medici di famiglia continuano a ricevere centinaia di richieste di test sulla scia di party improvvidi. Molti dei quali, tra mascherine che latitano, distanze ravvicinate, affollamenti sconsigliati al chiuso, purtroppo si trasformano in cluster. Decine di infetti. Perfino negli ultimi giorni, quando sulla Capitale, col resto d'Italia, aleggia l'incubo di un lockdown bis.

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PIÙ CONTAGIOSI
«Le feste private purtroppo stanno continuando, nonostante gli appelli e le raccomandazioni», racconta Pier Luigi Bartoletti, segretario romano della Fimmg, la federazione italiana dei medici di medicina generale. Solo nelle ultime due settimane, spiega, «abbiamo registrato decine e decine di contagi legati a diciottesimi, aperitivi, adunate scolastiche di pomeriggio». Le feste in casa non sono proibite, il governo lo ha detto chiaramente, ma per il numero uno dei medici di famiglia «in questa fase certe attività sono chiaramente sconsigliate, bisogna limitarsi nell'interesse di tutti».

A maggior ragione se i party si svolgono senza troppi scrupoli per le regole anti-contagio. «Ci chiamano dopo, quando iniziano ad avere tosse e febbre. E ci dicono: forse non abbiamo rispettato tutte-tutte le precauzioni...». C'è anche un altro fattore che non fa ben sperare. «Gli ultimi tamponi che stiamo realizzando mostrano una carica virale estremamente alta - riprende il segretario della Fimmg di Roma - In alcuni casi, è dieci volte più alta rispetto all'estate». Si tratta di un dato chiave: più la carica virale è elevata, più il paziente, anche asintomatico, è contagioso. «Se ad agosto avevamo molti pazienti positivi con una carica virale a 10, massimo 20, oggi in alcuni casi la troviamo a 120. Molto spesso il valore supera 50. E in estate, quando vedevamo un livello simile nel referto di un test, strabuzzavamo gli occhi: era una rarità. Oggi avviene spessissimo». Facile immaginare quale possa essere l'impatto di un asintomatico positivo a contatto ravvicinato con decine di persone.

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I contagi si sono moltiplicati anche fra gli invitati alle prime comunioni, previste solitamente a maggio e rimandate all’autunno, causa lockdown. «Abbiamo scoperto diversi cluster legati ai ricevimenti», sottolinea Simona Ursino, direttrice del Sisp (Servizio Igiene e Sanità Pubblica) dell’Asl Roma 4. «Negli ultimi dieci-quindici giorni abbiamo registrato 5 focolai correlati alle feste private». Di uno si è parlato molto: una mamma di Ladispoli che ha partecipato a ben due party di compleanno, con 60 invitati, pur avendo i sintomi del Covid. Al drive-in si è presentata solo a festeggiamenti conclusi, risultato: positiva. Preoccupano soprattutto i raduni dei liceali fuori scuola, dove la leggerezza diventa a volte superficialità nei confronti delle regole dell’emergenza. Nel Lazio già 75 istituti hanno avuto a che fare con i focolai, 1.670 studenti sono stati trovati positivi al coronavirus. «Quasi sempre - ha spiegato Rocco Pinneri, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale - i contagi sono avvenuti lontano dai banchi». Non solo feste. Anche una partita di calcio tra dilettanti può moltiplicare i positivi. «Tre squadre, tra Civitavecchia e Santa Marinella, hanno avuto più di 15 casi dopo due match», racconta sempre Ursino dell’Asl Roma 4. «I protocolli Covid per lo sport vanno seguiti alla lettera». 

 

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