Varianti Covid, allerta terapie intensive nel Lazio: età dei pazienti in calo. Sette su 10 sono 50enni

Varianti Covid, caos terapie intensive nel Lazio: età dei pazienti in calo. Sette su 10 sono 50enni
di Francesco Pacifico
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Domenica 7 Marzo 2021, 21:49 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 11:06

Aumentano nel Lazio i quarantenni che si ammalano di Covid e che devono ricorrere agli ospedali. E, dato più allarmante, scende la media di età dei pazienti che devono ricorrere alle terapie intensive per guarire: il 70 per cento nei centri di rianimazione ha tra i 45 e i 60 anni. Un mese fa, con la stessa percentuale, erano gli over70 i più “gettonati” in quei reparti. Le varianti al Covid e una maggiore attenzione agli anziani - vuoi per le vaccinazioni iniziate da gennaio per gli ottuagenari, vuoi perché a una certa età si esce sempre più di rado in attesa dell’immunizzazione - sta cambiando la geografia del Covid negli ospedali della Capitale.

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Tradotto, non soltanto ci si ammala in età inferiore (la media è scesa tra i 43 e 44 soltanto tra chi presenta sintomi) ma si rischia la vita più giovani.

E in alcuni casi, come è successo a Stefano Limongi, il ristoratore 34enne della Bufalotta, e un 31ennel di Latina si muore anche più giovani. Spiega Massimo Antonelli, primario della Uoc di Terapia intensiva del Gemelli: «Da quando sono inIziate le vaccinazioni agli ottuagenari, vediamo persone sempre meno vecchie ricoverate. Che non mancano, chiariamolo subito, ma sono una minoranza. La maggioranza invece ha tra i 45 anni e i 60. E molti di loro presentano situazione di insufficienza respiratoria, come le polmoniti bilaterali, che prima diagnosticavamo a persone sopra i 70 anni. E tra i nostri pazienti ci sono anche trentenni. Certo, una minore età aiuta la guarigione, ma è un dato che ci deve fare interrogare su come è cambiato il virus in questi mesi».

IN TRENTA GIORNI

Stando alle stime che girano tra le aziende sanitarie, la fascia di età tra i 45 e i 60 anni occupa attualmente per il 70 per cento dei letti di terapia intensiva. C’è un 20 per cento che è composto da ultrasessentenni, un 3 per cento sotto i 45 anni e il restante 7 di ottantenni non ancora vaccinati. Soltanto un mese fa le percentuali erano opposte: gli over70 anni rappresentavano oltre i 2 due terzi dei ricoverati in rianimazione. Per la cronaca va detto che il Lazio, con 240 terapie intensive occupate, ha ancora più di due terzi dei posti disponibili. Ma l’abbassamento dell’età nella contrazione del virus è un dato che spaventa per una serie di motivi: primo perché parliamo di persone che, per motivi di lavoro, va più in giro; in secondo luogo questo dato potrebbe essere un effetto della diffusione delle varianti, che secondo alcuni esperti attecchisce anche su soggetti con difese immunitarie più ampie.

 

Tanto che alcuni epidemiologi, come il professor Massimo Andreoni, si chiedono «se non sia il caso di modificare le strategie di vaccinazione, finora concentrate su età e fragilità». Tutto questo avviene mentre la curva dei contagi nel Lazio, a differenza di quanto sta avvenendo nel resto d’Italia, segna un andamento costante. Che però non registra neppure i cali sperati. L’ultimo bollettino recita che su 30mila test totali si registrano 1.399 nuovi positivi (-164 rispetto alle 24 ore precedenti), 13 decessi e 943 guariti che portano a 200mila quelli che sono usciti dal tunnel del Covid. Sono 591 i nuovi casi a Roma. Il rapporto tra tamponi effettuati e infetti scende sotto il 4 per cento, mentre aumentano di 55 unità i ricoveri. 

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