Il tabernacolo perduto di Vannozza

Il tabernacolo perduto di Vannozza
di Fabio Isman
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Domenica 15 Ottobre 2017, 11:19
Chi va a Campo dei Fiori, all'angolo tra vicolo del Gallo e via dei Cappellari, vede un palazzetto: pianterreno e altri due, cinque finestre per lato e per piano. Di antico, sono rimaste le forme e un arco, in cui è ora un portoncino; al sommo della volta, uno stemma ricorda Vannozza Cattanei (1442 - 1518). E' tra il poco che di lei ci rimane, con la lapide sepolcrale, fortunosamente ritrovata, ora murata nel portico della Basilica di San Marco, a piazza Venezia. Ed è un peccato: perché Vannozza è stata personaggio importante, e controverso; dalla dissoluzione, passa infatti a una, sia pur tardiva, redenzione; le cui stesse testimonianze sono ormai perdute o dimenticate. Una sua immagine, che però non le rende giustizia, è nel refettorio di San Cosimato; e una di Innocenzo Francucci, ben più sfolgorante, nella Galleria Borghese. Tuttavia, entrambe risalgono alla sua età matura, e non la ricordano come era da giovane: l'amante ufficiale di Rodrigo Borgia finché era soltanto cardinale, e non più quando diventa papa Alessandro VI. Lei, era forse già stata intima di Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II.

FIGLI E MARITI
Non si sa come Vannozza e Rodrigo, dieci anni più vecchio, s'incontrano; forse nel 1466, quando la giovane ha 24 anni. E da allora, per quasi 30, sono assidui. Tanto che lei gli dà quattro figli; e lui le procura tre mariti, s'intende di comodo. I figli sono Giovanni, Cesare, Goffredo e Lucrezia, bellissima; e i mariti, Domenico Giannozzo, o Jannotti, di Rignano (a 32 anni, quando le nasce il primo figlio: resta vedova poco dopo); Antonio da Brescia, di cui nulla più si sa; e Giorgio Della Croce, un milanese che Rodrigo nomina segretario apostolico di Sisto IV. Da questi, nel 1482, dà alla luce Ottaviano. Ma con la prole è sfortunata. Quando quest'ultimo bimbo aveva quattro anni, muore; quasi insieme al padre, che la lascia, la terza volta, vedova. Giovanni, duca di Gandia, il prediletto dal papa, se ne va nel 1497, probabilmente ucciso dal fratello Cesare: il corpo viene ripescato nel Tevere. Dieci anni dopo, muore pure Goffredo. Lucrezia le sopravvive per poco: le è fatale un parto, nel 1519; aveva 39 anni, e Vannozza se ne era andata appena sei mesi prima. Non più sotto tutela di Rodrigo, aveva infine impalmato l'umanista mantovano Carlo Canale.

OSTESSA
Lasciato il neo papa (già amante di Giulia Farnese, che poi la sostituirà come concubina), Vannozza si fa imprenditrice e per 2.870 ducati, acquista il palazzetto con lo stemma. Diventa la locanda «del Gallo». Tutti, però, la chiamavano «della Vacca». Ma forse, non per lei: pare che accogliesse anche prostitute per clienti di alto bordo. E, a Borgo, la donna ne gestiva anche un'altra: quella dell'Angelo, o del Leone. Inoltre, prestava i soldi ad interesse: non si sa di quanto. Ma poi conduce vita specchiata. Dona gli immobili a due confraternite: purché le accendano ogni anno due torce sulla sepoltura.

SFORTUNA POSTUMA
Muore a 76 anni: sepolta a Santa Maria del Popolo, vicino a Juan, il figlio Giovanni. Ma la cappella diventa dei Chigi, e le tombe finiscono negli scantinati, con altri materiali di scarto. Vi verrà prelevata la lapide di lei: usata per il pavimento di San Marco, a rovescio. E' identificata solo nel 1948, in un restauro. Vannozza prediligeva una chiesa, demolita nel 1907: Santa Maria in cellis, o delle Terme, su quelle di Alessandro Severo, tra Pantheon e piazza Navona; perché un busto di Cristo le ricordava un suo figlio, e una Madonna con il Bambino, ora a San Luigi dei Francesi, per alcuni aveva i propri lineamenti. Ma commissiona per Santa Maria del Popolo, un sontuoso tabernacolo d'argento a Caradosso Foppa, apprezzato da Cellini: con incastonati tutti i suoi gioielli, consegnati all'artista a sette anni dalla morte; 1.120 ducati per il solo modellino. Ma, senza finire l'opera, se ne va anche il cesellatore. Nel 1527, il Sacco di Roma: e tutto è preda dei Lanzichenecchi.
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