I buchi neri sono a Roma. E potrebbero inghiottirci

I buchi neri sono a Roma. E potrebbero inghiottirci
di Pietro Piovani
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Giovedì 15 Marzo 2018, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 00:07
Prima di morire, Stephen Hawking stava studiando il fenomeno dei buchi neri tra le strade di Roma
Socialisti Gaudenti


Con una abusata metafora si suole dire che il mondo, ma soprattutto l’Italia, ma soprattutto Roma si trovano sull’orlo del baratro. L’apertura di tante spaventose voragini nel suolo della città ci ricorda come in realtà, più che sull’orlo, noi romani siamo proprio sopra al baratro, sospesi nel vuoto. Solo un sottile strato di terra e di malandato asfalto ci separa dall’abisso nascosto sotto i nostri piedi. Lì sotto c’è un’altra Roma, muta e buia, ci sono le strade e i muri dell’età antica, oppure le grotte e le cavità su cui sono stati frettolosamente edificati alcuni nuovi quartieri della capitale.

Il fragile diaframma che fa da base alla metropoli ormai sempre più spesso si rompe: è successo lunedì notte sulla circonvallazione Gianicolense, e una settimana prima sulla Tangenziale, e un mese prima alla Balduina. La terra si apre e inghiotte quello che c’è sopra, cioè le automobili, visto che ormai la città è diventata un unico gigantesco parcheggio. Ma agli esseri umani che si muovono negli spazi lasciati liberi dagli autoveicoli resta una oscura sensazione di precarietà: si cammina per la città come su un pavimento cosparso di botole, sapendo che prima o poi a qualcuno succederà di essere risucchiato negli inferi.

Oppure potrebbe succedere a un palazzo, anzi è già successo, un anno e mezzo fa, a Ponte Milvio, con il crollo di una palazzina costruita un secolo prima sullo spazio vuoto di un canale di scolo. Dopo che le inchieste giudiziarie hanno scoperchiato il “mondo di mezzo”, prima o poi Roma dovrà preoccuparsi anche di fare luce sul mondo di sotto.

(Nella foto, un'opera dell'artista Andrea Gandini dal titolo "Aiuto" realizzata all'incrocio tra Circonvallazione Gianicolense e piazzale Dunant).

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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