Testaccio, l'eterno conflitto tra chi balla e chi vorrebbe dormire

Testaccio, l'eterno conflitto tra chi balla e chi vorrebbe dormire
di Pietro Piovani
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Giovedì 24 Maggio 2018, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 16:36
Basta rumore! Vogliamo soltanto
dormire! @gayvillage CASO GAY VILLAGE
@bettafiorito


Divertirsi è un diritto di ogni cittadino, nonché un bisogno vitale, una persona che non si diverte non solo è infelice, ma è meno produttivo sul lavoro e più cattivo nella vita. Però anche dormire è un diritto e un bisogno vitale. Garantire entrambi i diritti a tutti non è semplice, soprattutto in una città come Roma. L’esempio più significativo è forse quello di lungotevere Testaccio, dove anche questa estate si riproporrà l’eterno conflitto tra chi a una certa ora vuole andare a letto e chi invece vuole ballare con la musica a palla fino a notte fonda.

Gli organizzatori del Gay Village giurano di aver preso tutte le misure necessarie per contenere l’inquinamento acustico, di aver installato apposite barriere sonore e un impianto di amplificazione speciale che canalizza la potenza dei decibel concentrandola tutta precisamente nel padiglione auricolare di chi balla in pista (siamo in democrazia e se uno ha voglia di diventare sordo è libero di farlo). Ma i residenti non si fidano, sostengono che il letto del fiume faccia da cassa di risonanza ai rumori, la sola ipotesi di passare un'altra estate insonne li terrorizza, e così si scatenano in raccolte di firme, appelli, esposti, denunce al commissariato. Nei loro documenti precisano sempre che le proteste «non hanno nulla di ideologico», ovvero: non ce l’abbiamo con gli omosessuali ma solo con il frastuono notturno.

Ma allora cosa si potrebbe fare per conciliare diritto al sonno e diritto al ballo? Alcuni chiedono di trasferire la manifestazione in un posto isolato, ma spostare il Gay Village fuori città non sarebbe discriminatorio? Una soluzione che accontenti tutti per ora non c’è, per cui al momento si può solo applicare una variante del famoso “articolo quinto”: chi la mattina non deve alzarsi presto ha vinto.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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