Un monumento a chi accetta la sconfitta

di Mauro Evangelisti
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Sabato 19 Maggio 2018, 00:05
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Cannettix

Un giorno bisognerebbe erigere un monumento, in una qualche piazza di Roma, va bene anche in periferia, a coloro che accettano le sconfitte, che non praticano lo sport tanto in espansione del vittimismo, per i quali la colpa è sempre di qualcuno: del capo ufficio, del vigile urbano, del politico, dell’autista di Atac o dell’operatore dell’Ama, del tizio del call center o dell’assistente di volo in aereo, dell’arbitro o del magistrato. Stiamo vivendo una fase di impazzimento - a Roma, ma non solo a Roma - in cui non distinguiamo più la giusta rimostranza di chi ha preso una multa ingiustificata o ha subito un torto dalla compagnia telefonica, dalla propensione a trovare sempre e comunque un colpevole. E’ sempre colpa di qualcun altro, anche quando siamo stati noi a parcheggiare in doppia fila o a firmare un contratto per un abbonamento che non ci serviva. Nel frullatore di situazioni e informazioni che ci arrivano, di frustrazioni che dobbiamo subire, alla fine reagiamo sempre allo stesso modo, quando è giusto ma soprattutto quando non lo è: protestiamo, ci danniamo, facciamo ricorso, recriminiamo. Così non miglioriamo, perché trovare sempre all’esterno il responsabile di un nostro errore non ci aiuterà, anzi ci porterà a perseverare. Ecco perché a Roma (ma non solo a Roma) bisognerebbe fare una statua a colui che accetta la sconfitta, alza le mani, e si ritira senza lamentarsi.
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