Non ho più un filo di barba, la politica me la farebbe tornare

di Roberto Gervaso
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Giovedì 13 Settembre 2018, 12:31
Un lettore, Anselmo Roncivalle, da Ascoli Piceno, mi rimprovera: «Da un po' di tempo lei parla troppo di storia e poco, anzi niente, di politica. Perché?».

Caro Amico, perché la politica, questa politica, la politica domestica non m'interessa più. Nei primi anni Novanta, quando la Destra (una Destra che non aveva niente di Destra, se non la pretesa di esserlo) vinse le elezioni. Sembrava che tutto dovesse cambiare e non è cambiato nulla. O, se qualcosa è cambiato, è cambiato in peggio. Il Cavaliere non ha mai amato la politica, definita un teatrino, ma solo il potere. Negli affari, è stato non solo un genio, ma un profeta. Quello che ha fatto lui nel dopoguerra, forse, nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle, non lo ha fatto nessuno. Ha tagliato trionfalmente tutti i traguardi, non ha mancato un bersaglio, non ha perduto un colpo. Ma la politica è un'altra cosa.

Bossi, l'illibato Senatùr, il padre del Trota, un certo acume politico ce l'aveva, ma l'ha dissipato in chiacchiere e in scelte sbagliate. Di destra non aveva niente neanche lui. Oggi è un superstite. Nessuno più ne parla. E se qualcuno ne parla, nessuno lo rimpiange. Gianfranco Fini è stato per caso di destra, come per caso poteva essere di sinistra. Non ha mai avuto ambizioni, ma solo velleità. Si sentiva Almirante, forse Cavour e Giolitti e non era che un fine dicitore, che non diceva niente, o ripeteva quello che dicevano gli altri e che tradì spudoratamente chi lo aveva, come si dice, sdoganato, cioè riportato alla luce dove languiva, erede di un mondo che avrebbe temerariamente ripudiato. Voleva diventare presidente del Consiglio, magari della Repubblica. Insinuano i maligni che oggi passa le giornate a portare il cane a fare pipì. Un meritato coronamento di una carriera sprecata. Di destra, di quella vera e battagliera, salvo solo il suo ultimo leale, pugnace paladino, Maurizio Gasparri, che non ha mai tradito la sua fede. E lo dico non per amicizia. Lo dico perché ho sempre detto e scritto, e i lettori lo sanno, quello che penso.

Della sinistra non parliamo e stendiamo non un pietoso velo, ma un pietosissimo manto sui suoi reduci e i suoi fantasmi ancora in vita. D'Alema, il miglior fico del bigoncio, del leader aveva la stoffa, ma non ha mai trovato il sarto che gli confezionasse un buon abito. Veltroni, Il perdente di successo non si è dedicato come promesso, alla redenzione dei derelitti in Africa, ma ha deciso di calcare le orme di Balzac e di Hemingway. Rutelli non è mai esistito. S'è inventato da solo. Alla fine le sue virtù sono venute a galla, ma si sono rivelate per quelle che erano: un bluff.

Bersani è scomparso, Franceschini è scomparso, Gentiloni, il Conte Gentiloni, nobiluomo e galantuomo, non fa che rimpiangere il suo momento magico, il suo raggio di sole, gli ambulacri di Palazzo Chigi. Martina è sempre più anoressico e depresso. Chi ancora tiene botta, e se ne illude, è Matteo Renzi, l'uomo solo al comando. Così solo che ha perduto anche il comando. Oggi il timone del vascello Italia è nelle mani di Di Maio, il grillino ammiraglio Nelson, sempre sorridente perché finalmente appagato. Una carriera, la sua, folgorante e sfolgorante. Fa il vice, ma si sente premier. Come Salvini, che potrà piacere o non piacere, ma gli attributi li ha. Fa, come meglio non potrebbe (mi dispiace per la signora, o signorina Boldrini, nel regno ormai dei trapassati) il ministro dell'Interno. Anche lui si sente premier e ne ha la stoffa, anche se non acquistata a Bond Street, ma a Varese. Ha il vento in poppa, e, se il vento non cambia, e se i sondaggi non sono menzogneri, sarà il dominus delle prossime elezioni. La lega è quella che è. I Cinque stelle sono quelli che sono. Ma ogni partito ha il suo genoma. Gli altri sono tutti figuranti, destinati a cadere nell'oblio e nell'oblio a restare. A me, ripeto, questa politica non piace, e me ne tengo alla larga. Amo la Storia, e riamato, l'ho sempre amata. Fra un'intervista a Fico e una pagina di Tacito preferisco una pagina di Tacito.
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