La sindaca: «Allora, presidente, innanzitutto complimenti. Sono contento di non aver buttato il mio voto, era giusto dare una lezione a Roberta».
Il presidente: «Grazie, sindaca, troppo buona, ma non è che adesso potresti parlare con i consiglieri regionali del M5S per farmi dare una mano? La mia maggioranza balla che è una bellezza».
La sindaca: «Ma come faccio? E poi lo sai, devo sentire prima Luigi e capire se il Pd ci darà una mano a fare questo governo. Ma a proposito con 'ste primarie che fai?».
Il presidente: «Renzi, non molla, hai voglia a dire il contrario, e vai a capire quando ci saranno le primarie nel frattempo non mi rimane che fare il presidente della Regione Lazio».
Questo è il non detto tra l'onorifico e il fantastico (forse). Sicuramente al termine dell'incontro uscirà invece una nota congiunta (vera) del tipo «massima condivisione da parte di Raggi e Zingaretti sulle priorità che riguardano Roma e la città metropolitana: dal piano rifiuti all'emergenza abitativa». Trapelerà che il faccia a faccia - «in un clima cordiale» - è durato 30 minuti. Niente di sconvolgente, non sarebbe meglio se si parlassero in libertà o con dei flussi di coscienza?
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