L'impresa risparmia sette volte con il welfare aziendale

copertina del libro di Alberto Perfumo
di Marco Barbieri
2 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Marzo 2018, 22:44 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 23:22
Una differenza sostanziale, nell'affermazione definitiva del welfare aziendale e del suo mercato, starà nella possibiità di misurarne i vantaggii. Ci si applica da un anno o poco più Alberto Perfumo, fondatore e amministratore di Eudaimon uno dei primi provider attivi in Italia, per storia (nasce nel 2002), per giro d'affari (3,5 milioni di fatturato, non è poco per una società di servizi, di questi tempi), per intrapresa complessiva (il primo rapporto nazionale sul welfare aziendale è stato firmato da una ricerca Censis proprio in collaborazione con Eudaimon, come abbiamo scritto qualche settimana fa). "La prima evidenza è che i piani di welfare aziendale incrementano del 47% l'atteggimmento positivo delle persone nei confronti dell'azienda" scrive Perfumo in un vademecum appena dato alle stampe con un titolo provocatorio: "Il welfare aziendale è una iattura" (edizioni Este). Già, è una iattura per chi si rende conto che richiede lavoro, impegno, studio, organizzazione. Eppure, a queste condizioni, è "utile, sostenibile e apporta valore all'impresa". Dopo più di un anno di indagine (su 30 aziende con un totale di 15mila lavoratori, beneficiari di piani di welfare aziendale) Perfumo può sostenere che "il risultato più clamoroso delle misurazioni effettuate è che il beneficio del welfare aziendale è fino a sette volte più grande del mero risparmio economico", cioè è "fino a sette volte più grande della sola componente economica legata al risparmio contributivo dell'azienda". Il welfare aziendale non è una panacea, ma è una opportunità colossale per le imprese. Il vantaggio fiscale e contributivo - introdotto in modo più spinto dalle ultime leggi di Bilancio, dal 2016 in poi - ha convinto molti a piegarsi al verbo degli apostoli del "welfare aziendale" (sempre più numerosi, seguendo il business di un mercato che è stato stimato con una potenzialità di 21 miliardi di euro). Ma c'è molto di più oltre al taglio di tasse e contributi. Che il modello di welfare del nostro Paese, così come lo conosciamo, debba cambiare è certo. Meno risorse pubbliche, crisi strutturale, nuovi bisogni dei cittadini (e dei lavoratori): la protezione sociale dello Stato è destinata a essere sempre meno larga. Dall'esperienza del welfare aziendale può nascere "un modello di welfare innovativo nel nostro Paese", a condizione che nasca una nuova cultura aziendale e di relazioni di industriali, e che si affermi una logica mutualistica che estenda l'esperienza delle aziende nei territori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA