Covid, seconda ondata più lenta ma può fare più vittime. Salgono i giovani positivi

Covid, seconda ondata più lenta, ma può fare più vittime. Incremento dei giovani positivi
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 23 Ottobre 2020, 22:47 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 13:57

La seconda ondata del Covid è differente dalla prima, ma non significa che, sia pure più lentamente, non possa causare altrettanti danni. Facciamo parlare i numeri: nel mese compreso tra il 12 marzo e il 12 aprile furono individuati 141.250 casi positivi e nello stesso periodo di tempo in Italia vi furono 18.641 morti. Un dato drammatico. Prendiamo l’ultimo mese, nel pieno della seconda ondata, tra il 23 settembre e il 23 ottobre: i nuovi casi positivi trovati sono stati molti di più, 182.232, però i decessi, per fortuna, sono stati molti di meno, 1.301. Apparentemente, dunque il coronavirus uccide di meno, ma in realtà è vero solo in parte, perché se i medici riescono a curare meglio la malattia, di certo nella prima ondata non intercettavamo i positivi con la stessa efficacia di oggi.

Tamponi

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Un altro dato: nell’ultimo mese sono stati fatti oltre 3,6 milioni di tamponi molecolari (a cui andrebbero aggiunti gli antigenici che nella prima ondata ancora non c’erano); tra il 12 marzo e il 12 aprile i test eseguiti furono un quarto, 924.182.

In altri termini, se anche allora fosse stato raggiunto lo stesso numero di tamponi, probabilmente avremmo scoperto che i positivi in Italia erano quasi 600mila già ad aprile. Il fatto che il conto dei decessi stia aumentando più lentamente, però, non ci deve fare sentire al sicuro, perché la media giornaliera ormai si attestata attorno a 100, quando fino a un mese fa era vicino a 20.

Bene, ma l’incremento dei pazienti in terapia intensiva, vero elemento che ci fa comprendere la gravità della situazione, è paragonabile? No. Nella prima ondata, soprattutto perché nel pieno dello tsunami si iniziava a curare troppo tardi i pazienti, la velocità con cui aumentava l’occupazione dei posti in rianimazione era tre volte più alta. Prendiamo come punto di riferimento il 5 marzo, quando c’erano 351 pazienti in terapia intensiva per Covid in Italia, e l’8 ottobre, quando abbiamo raggiunto un dato simile, 358. Bene, in quindici giorni tra il 5 e il 14 marzo, siamo passati da 351 a 2.498 ricoveri di pazienti molto gravi, tra l’8 ottobre e il 22 ottobre da 358 a 992. Detto questo, il fatto che la pressione sulle rianimazioni sia meno intensa in questa seconda fase, non significa che non ci dobbiamo preoccupare. Oggi abbiamo più posti (da 5.000 siamo arrivati a quasi 7.000) ma è come avere due vasi: nella prima ondata era più piccolo e l’acqua veniva versata più velocemente, nella seconda ondata il vaso è un po’ più grande, l’acqua arriva un po’ più lentamente, ma se non facciamo qualcosa prima o poi si riempie anche il secondo vaso.


Ma rispetto alla prima ondata è vero che i contagiati sono più giovani? In parte sì, anche se il picco di under 30 infetti è stato raggiunto in agosto, quando l’età media era scesa a 29 anni. Se confrontiamo l’ultimo mese rispetto a marzo, la fascia di età tra i 20 e i 39 anni è più che raddoppiata. Nella prima fase rappresentava poco più dell’11 per cento dei positivi, nell’ultimo mese sono quasi il 29,5 per cento.

 
UNDER 19 E OVER 60
Impressionante anche l’incremento degli under 19: siamo passati dall’1,53 per cento della prima ondata, al 17,8 attuale. Invariata la fetta di positivi tra i 40 e i 59 anni, visto che oscilla tra il 32,6 della prima ondata e il 31,4 della seconda. Chi senza dubbio si è protetto maggiormente sono i più anziani: nella prima ondata quasi il 55 per cento dei positivi aveva più di 60 anni, nella seconda siamo poco sopra il 21 per cento. Va detto che nella prima fase si facevano i tamponi praticamente solo ai sintomatici e dunque era anche normale che si intercettassero solo i più anziani. Per quanto riguarda i decessi si conferma che comunque i più colpiti sono i più vecchi: nella prima ondata il 95 per cento dei morti per Covid aveva più di 60 anni, in quella in corso siamo al 94,3 per cento.
 

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