Suicidio assistito, cos'è e quale differenza con l'eutanasia: ecco come funzionano in Italia le modalità per il fine vita

Spesso si tende ad usare in modo intercambiabile i due termini, ma solo il suicidio assistito (sotto specifiche circostanze) è possibile in Italia

Eutanasia e suicidio assistito: cosa cambia e quali come funzionano in Italia le modalità per il fine vita
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Martedì 12 Dicembre 2023, 16:35 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 08:28

Periodcamente i casi di cronaca tornano a far parlare di eutanasia, suicidio assistito e generalmente di fine vita, con tutte i dibattiti che ne conseguono. Ma come funziona esattamente la normativa in Italia? Spesso si tende ad utilizzare in modo intercambiabile o impreciso i termini "eutanasia" (che è illegale in Italia) e suicidio medicalmente assitito, che è invece possibile grazie ad una sentenza della Corte costituzionale (la 242/2019). Facciamo chiarezza su questi istituti e su come oggi in Italia sia possibile accedere a percorsi di fine vita, intesa come l'azione con cui si procura intenzionalmente e in accordo con la sua volontà la morte di un individuo. 

Suicidio assistito, morta 55enne di Trieste. «Prima in Italia con assistenza diretta del Ssn che ha fornito il farmaco letale»

Differenza tra eutanasia e suicidio assistito

Partiamo dai punti in comune: sia nell'eutanasia che nel suicidio assistito esiste la volontà di un individuo di porre fine alla propria esistenza e che quindi ne fa richiesta, secondo le modalità previste (qualora legali e disponibili). Le differenze riguardano le modalità di escuzione e di coinvolgimento altrui. Nel caso dell'eutanasia è previsto che sia un medico a somministrare il farmaco letale, mentre nel suicidio assisito è il paziente ad autosomministrarsi autonomamente il farmaco.

Con eutanasia si intende l’atto di procurare intenzionalmente e in modo indolore la morte di una persona cosciente e in grado di capire le conseguenze delle prorpie azioni e che fa quindi esplicita richiesta di ricorrere al fine vita. In Italia, l'eutanasia viene fatta rientrare nella fattispecie dell'articolo 579 del codice penale (omicidio del consenziente) e risulta quindi illegale.

Il suicidio assistito indica invece l’atto attraverso cui la persona che ne fa richiesta (sempre nelle sue piene capacità cognitive, quindi liberamente e volontariamente) si autosomministra un farmaco per porre fine alle proprie sofferenze. Al contrario dell'eutanasia, il suicidio medicalmente assitito è possibile in Italia in alcune circostanze e rispettando un preciso Iter.

Come funziona il suicidio assistito

Prima di tutto, la persona che vuole ricorrere al suicidio assistito deve rivolgersi al Servizio sanitario nazionale, direttamente o tramite il proprio medico. Il Ssn deve verificare che siano rispettati alcuni requisiti indispensabili che sono previsti dalla sentenza della Corte costituzionale. Insieme a tutta una serie di condizioni oggettive sullo stato si salute, deve infatti essere accertato che la volontà del soggetto sia stata espressa in modo chiaro e univoco e che il paziente sia stato informato sia sulle sue condizioni e sulle possibili soluzioni alternative (accesso alle cure palliative o la cosiddetta sedazione profonda continua). Dopo tutta una serie di verifiche, il fascicolo dell'interessato viene inviato al comitato etico, che ha il compito di valutare singolarmente caso per caso e verificare che la situazione sia conforme con la procedura prevista dalla Corte costituzionale.

Il caso della 55enne di Trieste morta lo scorso 28 novembre tramite suicidio assitito, secondo l'associazione Luca Coscioni rappresenta in Italia «la prima persona ad aver avuto accesso» alla procedura «con assistenza completa del Ssn», la terza ad accedere alla morte volontaria in Italia e la quinta ad aver avuto il via libera per la procedura. 

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