"Influenza" dai maiali all'uomo, perché un altro virus dalla Cina? Pregliasco: «Controlli su alimenti»

"Influenza" dai maiali all'uomo, perché un altro virus dalla Cina?
di Lorena Loiacono
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Mercoledì 1 Luglio 2020, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 14:57

Un nuovo virus, potenzialmente pandemico, sta mettendo in allarme i virologi di tutto il mondo: è simile al virus dell'influenza H1N1, che scatenò la pandemia del 2009, si sviluppa tra i maiali e, anche in questo caso, proviene dalla Cina.

Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano, come mai sempre in Cina?

«Innanzitutto la Cina ha una densità abitativa molto alta, quindi direi che anche sotto il profilo numerico i dati rispecchiano la proporzione dei casi con gli altri Paesi. Anche per la famosa influenza spagnola si ritiene che il virus derivasse dal sud est asiatico. Ma molto dipende anche dallo stile di vita».

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In che senso?

«In Cina esiste una vicinanza tra l'uomo e l'animale molto particolare, assente in Europa. Una vicinanza che si riscontra sia nel contesto agricolo sia in quello urbano. In molte aree del Paese, inoltre, è ben radicata l'abitudine di cibarsi di animali di varia specie».

Non ci sono divieti?

«Le istituzioni cinesi hanno anche vietato questo tipo di mercati all'aperto in cui vengono mangiati gli animali ma evidentemente il divieto non è bastato. Ad esempio nel famoso mercato del pesce di Wuhan ora sappiamo bene che non c'era solo il pesce. Vengono venduti e mangiati animali anche senza controlli specifici, in Italia abbiamo un'attenzione completamente diversa alla filiera degli alimenti». 

L'allerta è alta?

«Sì, ma non solo in questa fase pandemica. In Italia dal punto di vista alimentare siamo decisamente all'avanguardia. Possiamo contare sul lavoro degli istituti zooproflilattici che avviano una catena di controlli sugli alimenti veterinari molto precisi».

Ma poi i virus arrivano comunque dall'estero.
«L'obiettivo globale, infatti, è quello di raggiungere la “one health” vale a dire la salute globale. Per arrivare a questo concetto di “salute unica” dovremmo avviare un approccio complessivo alla catena dei controlli. Altrimenti i virus continueranno a circolare».
 
 
 

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