Larva viva dentro al cervello, paziente australiana di 64 anni salvata a Canberra: primo caso al mondo

L'infettivologo che si è occupato del caso: «Delle infezioni emergenti a livello globale, circa il 75% sono zoonotiche». Vuole dire che sono originate da animali

Verme vivo dentro al cervello, paziente australiana di 64 anni salvata a Canberra
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Lunedì 28 Agosto 2023, 15:18 - Ultimo aggiornamento: 15:52

A una paziente di 64 anni è stata trovata una larva, un verme vivo, dentro al cervello. La scoperta choc l'ha fatta Hari Priya Bandi, un neurochirurgo di un ospedale di Canberra, in Australia. Ha raccontato questa storia sorprendente un suo collega, un medico di malattie infettive, il dottor Sanjaya Senanayake. «Oh mio Dio, non crederesti a quello che ho appena trovato nel cervello di questa signora: è vivo e lo vedo contorcersi», questo - riporta il Guardian - è il sunto della telefonata ricevuta dal collega. 

Il neurochirurgo Priya Bandi ha estratto un verme parassita lungo 8 cm dalla sua paziente.

Ha chiamato Senanayake per capire come eseguire il trattamento post operatorio. 

La paziente è una donna di 64 anni del sud-est del Nuovo Galles del Sud (è lo stato con capitale Sydney), è stata ricoverata per la prima volta nel suo ospedale locale alla fine di gennaio 2021 dopo aver sofferto per tre settimane di dolore addominale e diarrea, seguita da tosse secca costante, febbre e sudorazione notturna.

Nel 2022, i suoi sintomi includevano anche vuoti di memoria e depressione finché è stata ricoverata all'ospedale di Canberra.

E attenzione, qui arriva la scoperta sconvolgente. Una risonanza magnetica del suo cervello ha rivelato anomalie che richiedevano un intervento chirurgico.

 


«Ma il neurochirurgo certamente non è andato lì pensando che avrebbero trovato un verme contorcersi», ha detto Senanayake. «I neurochirurghi si occupano regolarmente di infezioni al cervello, ma questa è stata una scoperta inedita, mai fatta prima in tutta la sua carriera. Nessuno si aspettava di trovarlo», spiega l'infettivologo al britannico Guardian.

Cosa hanno fatto i dottori? Hanno inviato il verme, che era ancora vivo, al laboratorio di uno scienziato esperto di parassiti. Quando lo ha esaminato avrebbe detto: «Oh mio Dio, questo è Ophidascaris robertsi». 

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Prima volta al mondo che il parassita Ophidascaris robertsi viene trovato in un essere umano (di solito si trova nei pitoni)

Ophidascaris robertsi è un parassita che si trova solitamente nei pitoni. Il paziente dell'ospedale di Canberra segna il primo caso mondiale del parassita trovato negli esseri umani.

La paziente risiede nei pressi di un lago abitato da pitoni. Nonostante nessun contatto diretto con il serpente, spesso però raccoglieva erbe autoctone, da utilizzare in cucina, ha detto Senanayake.

I medici e gli scienziati coinvolti nel suo caso ipotizzano che un pitone possa aver versato il parassita attraverso le sue feci nell'erba. Essi credono che il paziente sia stato probabilmente infettato con il parassita direttamente dal toccare l'erba o dopo averla mangiato. 

Senanayake ha spiegato al Guardian che la paziente doveva essere curata per altre larve che avrebbero potuto invadere altre parti del suo corpo, come il fegato. Ma dato che nessun paziente era mai stato trattato per questo parassita prima, la cura è stata studiata ad hoc.

La paziente si sta riprendendo bene ed è ancora regolarmente monitorata, ha detto Senanayake. I ricercatori stanno esplorando se ci sia una condizione medica preesistente che abbia causato l'infezione con questa larva. Il caso è stato documentato nell'edizione di settembre della rivista Emerging Infectious Diseases.

Secondo i Centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie, tre quarti delle malattie infettive nuove o emergenti nelle persone provengono da animali.

Senanayake ha detto che il primo caso al mondo ha evidenziato il pericolo di malattie e infezioni che passano dagli animali agli esseri umani, soprattutto perché le persone e gli animali iniziano a vivere più strettamente insieme e gli habitat si sovrappongono di più.

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«Delle infezioni emergenti a livello globale, circa il 75% sono zoonotiche, il che significa che c'è stata la trasmissione dal mondo animale al mondo umano. Questo include i coronavirus. Questa infezione da Ophidascaris non si trasmette tra le persone, quindi il caso di questo paziente non causerà una pandemia come Covid-19 o Ebola. Tuttavia, il serpente e il parassita si trovano in altre parti del mondo, quindi è probabile che altri casi saranno riconosciuti nei prossimi anni in altri paesi», ha spiegato Senanayake. 

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