Melanoma, prima dose di vaccino somministrata a Napoli: al via la sperimentazione al Pascale

Da quello che si apprende, altri 18 pazienti sarebbero già stati selezionati per ricevere il medesimo farmaco

Vaccino anti-melanoma, al via la sperimentazione al Pascale di Napoli: somministrata la prima dose
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Venerdì 26 Gennaio 2024, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 22:37

Importanti novità nel campo della lotta ai tumori. Alfredo De Renzis (71 anni) è il primo paziente italiano a ricevere il vaccino anticancro sperimentale a mRna per la cura del melanoma. La dose gli è stata somministrata questa mattina all'Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, dove l'uomo è in cura dallo scorso settembre, seguito dall'oncologo Paolo Ascierto. L'uomo, anche lui medico, partecipa allo studio di fase 3 sul vaccino di Moderna, l'ultimo step prima che il prodotto possa essere approvato dalle autorità regolatorie.

Le parole di Ascierto: «Oggi è un grande giorno», anche se «ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest'ultima fase [...] la nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili».

Il paziente

«Ho accettato subito.

Mi sembrava doveroso per il mio ruolo di medico dare un contributo alla ricerca. Non ho mai avuto paura». Queste le parole di Alfredo De Renzis (71), medico di base Carovilli, in provincia di Isernia, il primo paziente italiano a cui stamattina all'Istituto dei tumori Pascale di Napoli è stato somministrato il vaccino anticancro a mRNA per la cura del melanoma.

De Renzis, sposato con due figli, due anni fa ha scoperto che dietro ad una neoformazione cutanea si nascondeva un melanoma. Dopo le prime cure ad Isernia è arrivato a Napoli, nel reparto del Pascale coordinato dal dott. Paolo Ascierto. A settembre dello scorso anno è comparse delle metastasi linfonodali inguinali. Operato a novembre da Alfonso Amore, membro dell'equipe di Corrado Caracò, ha iniziato il 15 dicembre il trattamento con Pembrolizumab nell'ambito dello studio V904. Quasi in contemporanea con l'inizio dell'immunoterapia è arrivata la proposta di aderire alla fase III del primo vaccino a mRNA di Moderna, ultimo step prima che il vaccino possa essere autorizzato dalle autorità regolatorie. 

La sperimentazione

Da quello che si apprende, pare che altri 18 pazienti siano già stati selezionati per ricevere il medesimo farmaco. Questo vaccino anti-melanoma, prodotto dall'azienda americana Moderna, si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro il Covid.

Come spiega l'oncologo, utilizza mRna sintetici progettati per "istruire" il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati neoantigeni, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate. Il suo scopo non è quello di prevenire la malattia, ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore.

È necessario puntualizzare che, trattandosi di una sperimentazione in doppio cieco, quella iniettata ad Alfredo potrebbe essere una dose di placebo. Secondo il protocollo, infatti, né il paziente né l'oncologo sanno cosa è stato iniettato fino al termine della sperimentazione.

Esprime forte emozione il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi: «Siamo onorati che il Pascale sia il primo centro in Italia a partecipare alla sperimentazione del primo vaccino a mRna contro il cancro. Si apre una frontiera completamente nuova e siamo orgogliosi di esserne protagonisti». 

Sono arrivate anche le parole di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania: «La somministrazione del primo vaccino anticancro a mRNA per la cura del melanoma all'Istituto per la cura dei Tumori Pascale di Napoli è una notizia importante tra tante stupidaggini della politica politicante. Ma è la conferma di quello che vado dicendo da sempre: abbiamo qui, nonostante le difficoltà, eccellenze di valore mondiale. Abbiamo già investito, da due anni, 140 milioni di euro per la ricerca contro il cancro con l' obiettivo di individuare vaccini. Cominciamo ad avere i primi risultati in questo campo. E questo ci aiuta nella battaglia per dire che quando si parla di sanità, si dimentica di dire che stiamo lavorando in termini eroici con 15mila dipendenti in meno e con decine di migliaia di posti letto in meno rispetto al Nord e con un riparto del fondo sanitario che è vergognosamente penalizzante per il Sud. Nonostante tutto, raggiungiamo punte di assoluta eccellenza. C'è da esser orgogliosi come meridionali, come campani e come napoletani».

Il punto sui vaccini anticancro

Si stima che nel mondo ci siano oltre 40 vaccini anticancro a mRna allo studio, mentre continuano ad aumentare le nuove indicazioni per farmaci immunoterapici già in uso. Un esempio, fatto dallo stesso oncologo Ascierto, è il pembrolizumab, un anticorpo monoclonale anti PD-1, mirato cioè a uno dei "freni" del sistema immunitario, prima approvato per il melanoma e a settembre scorso autorizzato come trattamento per il tumore del rene metastatico, per il tumore della mammella triplo negativo metastatico e perioeperatorio, per quelli dell'endometrio e della cervice uterina avanzati, per il carcinoma dell'esofago e per alcuni tumori gastrici e del colon.

«Esistono anche combinazioni di immunoterapici - afferma l'oncologo - come nel caso di nivolumab e ipilimumab, approvati e rimborsati dal Servizio sanitario nazionale dal 2022 per il trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule metastatico, del tumore del rene avanzato in prima linea di trattamento, del tumore dell'esofago avanzato a progressione chemioterapica, del mesotelioma pleurico in prima linea e di alcuni tumori del colon-retto. Abbiamo avuto inoltre l'approvazione all'utilizzo di anticorpi bispecifici come il tebentafusp, nei pazienti con diagnosi di melanoma dell'uvea metastatico o non resecabile che presentano un particolare antigene».

Ad oggi ci sarebbero circa 70 farmaci immunoterapici allo studio, sia in fase preclinica (sperimentazioni non umane) sia in fase clinica. Solo in Italia si contano circa 200 studi clinici in corso, di cui 51 con arruolamento attivo che rappresentano a tutti gli effetti una nuova opportunità terapeutica per i pazienti.

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