Cate Blanchett: «Ho imparato dai miei fallimenti»

Cate Blanchett: «Ho imparato dai miei fallimenti»
di Alessandro Di Liegro
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Venerdì 19 Ottobre 2018, 19:51 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 11:19
È la prima grande star di questa edizione della Festa del Cinema non solo per i due Oscar vinti: «Non credo di averli meritati, ma li ho vinti». Cate Blanchett risalta alla Festa del Cinema, presentando “Il Mistero della Casa del Tempo” di Eli Roth, ma regalando a pubblico e stampa il racconto di parte della sua vita: «Ho imparato tanto dai miei fallimenti, e ne ho avuti tantissimi. Dai successi non impari molto, la sfida di un attore è sviluppare una pelle dura ma rimanere sensibile». Sul film nelle sale ha assicurato di non essersi preparata leggendo favole, ma raccontando il romanzo a suo figlio di dieci anni, osservandone le reazioni.

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Tra i suoi miti ha inserito Lucille Ball – che ha interpretato nel film biografico in uscita per Amazon, diretta da Aaron Sorkin – e Katherine Hepburn, anche lei già interpretata nel film The Aviator, con Leonardo Di Caprio: «Quando il mio agente mi ha chiamato per dirmi che mi voleva Scorsese, sono rimasta mezz'ora tremante in attesa della telefonata – ricorda durante l'incontro con il pubblico – poi non so cos'ho detto ma so solo che ripetevo “Sì”». Scorsese – successivamente definito “ilare” e “lessicale” - è uno dei grandi registi con cui si è confrontata insieme a Woody Allen (“enigma”) e Spielberg (“vorace”), e una delle grandi capacità della Blanchett è quella di alternare grandi prove drammatiche a film più leggeri, come appunto “Il Mistero della Casa del Tempo”: «La magia è nella trasformazione, nel cambiare in qualcos'altro. È un messaggio positivo per i bambini – prosegue – io ne ho 4 (uno è stato adottato), ed è una grande responsabilità. I film non devono dare lezioni, ma divertire, stimolare i bambini». Se potesse avere un superpotere sarebbe quello di: «convincere la gente ad andare a votare», mentre è rimasta sorpresa: «dall'interesse di certa stampa per la mia sessualità dopo aver fatto “Carol”. Nessuno mi ha chiesto se fossi diventata immortale dopo aver interpretato un elfo o se fossi diventata pazza dopo altri miei film. Interpretare un ruolo è avere una connessione universale con l'esperienza, non ho mai pensato al gender del personaggio, ma solo alla sua umanità». Sulla famiglia l'opinione è netta: «Una famiglia si fonda in molti modi, non sempre accettati socialmente o legalmente. Nella mia esperienza non è altro che l'amore che provo per mio figlio adottato e per i miei tre biologici».

L'incontro con il pubblico, moderato dal direttore della Festa Antonio Monda, è stata l'opportunità per percorrere tutta la carriera della Blanchett, sin dagli esordi teatrali: «Se mi puntassero una pistola alla testa io continuerò a scegliere il teatro, perché c'è più connessione con il pubblico, come stasera», passando per l'approdo al cinema: «Il mio agente mi ha detto “hai 25 anni, se non fai un film ora sei finita”. Ora per fortuna le cose sono cambiate».

Tra aneddoti divertenti (una Judy Dench “Ninja Turtle” con tanto di corazza per attutire una scena di lotta in “Diario di uno scandalo”) e riferimenti alle scene più sensuali («È stato orribile provare sentimenti d'amore per un bruttissimo e orrendo Brad Pitt» ha commentato sarcasticamente), l'intervista-colloquio con Monda ha proseguito fino ad arrivare alla clip scelta proprio da Blanchett, tratta da “La sera della prima”: «È la storia di un'attrice di Broadway che vede arrivare il suo tramonto e deve interpretare il ruolo di una donna che invecchia e le è difficile. Il suo ruolo è straordinario, riesce a entrare in quello spazio inconsapevole e misterioso che c'è tra personaggio e persona. È straordinaria la sua capacità di rappresentare questa identità personale che si frammenta che non riesce a stare insieme mentre crea un personaggio che le è difficile. Per me è stata di enorme ispirazione», conclude Blanchett.
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