Le dimensioni che contano, l’ansia da prestazione, il tabù per eccellenza del maschio al centro di una serie tv: è il complesso del “micropene” il problema attorno al quale gira la quinta stagione di SKAM, la serie sul mondo dei liceali derivata dall’originale norvegese – in onda tra il 2015 e il 2017 e chiusa in Nord Europa alla quarta stagione. Prodotto da Cross Productions e trasmesso in otto puntate a partire dal 1 settembre da Netflix, Skam 5 approfondisce la storia di Elia (Francesco Centorame), uno dei ragazzi protagonisti delle precedenti stagioni della serie, che fino ad ora «non avevamo mai visto insieme a nessuno, né ragazza né ragazzo – ha detto lo showrunner Ludovico Bessegato – e allora con la co-sceneggiatrice, Alice Urciuolo, abbiamo cominciato a chiederci perché. L’idea ci è venuta quasi subito: la parola “ skam” in norvegese significa “vergogna”. E avere un pene sotto le dimensioni medie è un tabù di cui nessun ragazzo parla volentieri».
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LA SERIE
Per la sceneggiatrice, «il tema del micropene non è mai stato raccontato in tv.
Nel cast, quasi interamente rinnovato per motivi anagrafici («Volevamo evitare l’effetto Dawson’s Creek – ha detto Bessegato - con trentenni costretti a fare i ventenni»), anche i veterani Beatrice Bruschi (Sana), Federico Cesari (Martino), Giancarlo Commare (Edoardo), Rocco Fasano (Niccolò), Ludovico Tersigni (Giovanni) e Pietro Turano (Filippo). « Skam è una serie importante – ha detton Turano - perché cerca di sciogliere i nodi delle vite dei ragazzi in modo non didascalico, ma semplice e diretto, parlando il loro linguaggio. E la salute sessuale è un tema fondamentale. Di cui dovrebbero, prima di tutto, occuparsi le scuole».